Dopo poco più di sei anni Pasquale Rando torna in panchina e in attesa dei tre punti del ricorso di Cannino eredita un Messina sul fondo della graduatoria: “Le cose facili non mi piacciono, non hanno lo stesso gusto delle imprese. Sono consapevole e determinato che la nostra squadra può dare delle soddisfazioni. C’è tanta qualità, con giocatori che in passato hanno fatto davvero bene”.
Inevitabile un riferimento a chi lo ha preceduto: “Cazzarò è una splendida persona e ha dato l’anima. Purtroppo nel calcio, a mercato chiuso, non si possono cambiare venti giocatori. I primi errori sono stati commessi dalla direzione tecnica, da me, dal direttore generale, dai giocatori e per ultimo da Michele, che forse si sarebbe dovuto imporre di più”.
Un riferimento al mercato estivo, che però Rando non boccia del tutto: “Il mister ha avallato le scelte ma non parliamo di giocatori sconosciuti, tutt’altro. Gli infortuni lo hanno condizionato. Esposito lo abbiamo strappato a tantissime società e ce lo hanno invidiato in tanti, forse un po’ troppo… Ma il passato però lasciamocelo alle spalle”.
Un concetto ribadito nella prima conferenza stampa del nuovo corso: “È inutile cercare gli errori, che sono stati tanti. Facciamo prima a fare la domanda opposta: chi non ha colpe? Sicuramente la proprietà e la famiglia Sciotto, che ci ha messo nelle condizioni di lavorare al meglio. Il calcio spesso non ha logica e il risultato del 90esimo è inappellabile. Noi non abbiamo più alibi”.
Il nuovo allenatore ripartirà dal 4-3-3, abbandonando la retroguardia a tre che ha caratterizzato lo sfortunato inizio di stagione: “C’è la voglia di tirarsi fuori da questa situazione. Durante gli allenamenti stiamo provando varie situazioni. Schiero due squadre con due moduli diversi. C’è da lavorare sulla testa, per riacquisire sicurezza. Saranno determinanti l’atteggiamento e la determinazione”.
Tornare in panchina dopo così tanto tempo alimenta qualche perplessità: “In passato ho vissuto situazioni simili. Ricominciare con un altro allenatore, con il mercato chiuso, era complicato, e non potevamo certo aspettare dicembre. Conta la fame e non mi manca. Avevo smesso di allenare perché ero concentrato sul progetto Bisconte, al quale non credeva nessuno. Ogni tanto lo guardo e mi riempie d’orgoglio. Molti mi hanno giudicato e mi hanno detto che lasciavo la panchina nel momento migliore. Era quindi il momento giusto per tornare”.
Il figlio di Pasquale, Manuel, si è appena accasato all’Empoli: “Mio figlio è sbarcato in un settore giovanile importante. Sono contento perché ha contribuito a farmi tornare in panchina, dicendomi che sei anni di ferie erano tanti e potevano bastare… Mi hanno convinto lui e la società. Con il presidente, il dg D’Arrigo e il ds Obbedio abbiamo valutato tante cose: prendere un altro allenatore, che non conosceva il gruppo e certe dinamiche, poteva rappresentare un azzardo. Abbiamo preferito una soluzione interna, per cercare di dare un’identità a questa squadra”.