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Buonocore: “Oggi allena chi porta gli sponsor. Per me questo non è più calcio”

Enrico Buonocore è da sempre un anticonformista. Calciatore dallo straordinario talento, al di là delle oltre cinquecento presenze e del centinaio di reti realizzate in carriera, alcune indimenticabili, come la serpentina nel derby tra Messina e Palermo. E resta forse l’icona più amata dalla tifoseria nella sua Ischia, dov’è nato, nella Ravenna dove vive o in riva allo Stretto, dove ha superato per popolarità anche gli eroi della serie A, grazie alla scalata dai Dilettanti ai vertici del calcio italiano.

Nei giorni scorsi ha “messaggiato” con uno dei compagni a cui era più legato, Antonio Obbedio, appena divenuto direttore sportivo dell’Acr: “Gli ho mandato il mio in bocca al lupo. Spero faccia cose buone come quando è stato a Messina da giocatore. Non è facile, in una situazione particolare, ma lui è molto bravo nel suo lavoro e nella veste di dirigente non ha mai fallito. Auguro tutto il bene possibile a lui e alla società”.

Enrico Buonocore
Enrico Buonocore con la divisa del Ravenna

Dopo gli aneddoti del dirigente accompagnatore Giovanni Sulfaro, che ha conservato il vecchio tesserino di Obbedio e glielo consegnerà presto, anche Buonocore ci regala un gustoso retroscena: “I ricordi sono tantissimi. Di certo non ho mai dimenticato che il giovedì prima della semifinale playoff con l’Ascoli, Antonio mi ha tagliato i capelli nello spogliatoio, dopo la partitella. Lui era il barbiere della squadra ma purtroppo non era capace di tenere le forbici in mano. Mi ha proprio distrutto una capigliatura…”.

I contatti con quel gruppo storico hanno resistito a quasi vent’anni di distanza: “Con Torino, che risiede come me a Ravenna, ci vediamo al mare. Oltre ad Obbedio, sento anche Sasà Marra, Marruocco e Di Meglio, che vive a Ischia. Purtroppo ho perso un po’ di vista Ciccio La Rosa e Nicola Salerno”.

Buonocore e Marra
Enrico Buonocore e Sasà Marra in panchina (foto Ciccio Saya)

Dopo l’altalenante parentesi messinese in Lega Pro, Enrico si è concesso qualche esperienza in panchina nelle categorie minori: “Quest’anno mi sono spostato poco e ho allenato il Cervia nella Promozione locale. Mi sono tenuto impegnato e mi sono divertito. Non l’ho fatto certo per guadagnare, a questi livelli ci rimetti pure. Ad ogni modo non ho mai preso il patentino di proposito. Il calcio è un ambiente difficile e non ho mai voluto puntare davvero con decisione su questa nuova carriera”.

Buonocore si lascia andare a un duro sfogo e non mancano gravi accuse al sistema: Ho giocato in un altro calcio, che era una cosa seria e mi ha dato da vivere. Oggi purtroppo ci sono pochi soldi e tra i Dilettanti, ma anche in alcune squadre di C, trovano panchina molti allenatori supportati da sponsor. Non a caso hanno un contratto giovani senza magari alcuna esperienza, mentre gente davvero preparata resta a casa”.

Enrico Buonocore
Tutte le maglie di Enrico Buonocore negli album della Panini

Un concetto che Enrico tiene ad argomentare: “Non mi devo certo nascondere, perché non ho paura di restare fuori da un mondo che mi ha già emarginato. Dopo 17 stagioni tra i professionisti, quasi tutte tra B e C1, sono sceso in D. E da lì tutto diventa già più complicato. Molti tecnici preparati, dopo avere speso migliaia di euro nei corsi a Coverciano, non hanno un’opportunità. Non c’è meritocrazia, è difficile trovare spazio. E ripeto, non è il mio caso in fondo, perché non volevo farlo a tutti i costi”.

Per il fantasista di Ischia è un problema di credibilità e sostenibilità. “Se sono stato assunto perché ho contribuito al budget stagionale, un po’ mi vergognerei. Prima o poi anche i calciatori lo vengono a sapere e ritengo che nello spogliatoio non avranno certo una grande stima del loro tecnico. Se come società hai pochi soldi a disposizione, pazienza. Dovrai essere più bravo degli altri con quelli, senza cercare scorciatoie. Ma è una situazione generalizzata, che va da Bolzano alla Sicilia”.

Enrico Buonocore
Enrico Buonocore premiato da MessinaSportiva nell’ottobre 2016

Anche se è innegabile che la crisi si vive soprattutto al Sud, che con Palermo ha appena perso uno dei pochissimi baluardi superstiti: “Le difficoltà in Italia sono evidenti, siamo tornati molto indietro. Non c’è serietà, questo non è calcio. D’altronde anche in B ci sono difficoltà e gli ingaggi davvero alti li trovi soltanto in A. Il Sud è scomparso e vive maggiormente una crisi che ha toccato tutti, anche la “mia” Ravenna, che era in cima alle classifiche di vivibilità ma ora forse non è più un’isola felice”. Come quel calcio che appassionava migliaia di tifosi e ora si regge in piedi a malapena, magari grazie a uno sponsor che fa discutere.

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