Giuseppe Pagana è un profilo che l’Acr Messina sta valutando con grande attenzione per la sua panchina. Il tecnico originario di Troina ha incontrato il neo direttore sportivo giallorosso Antonio Obbedio, prima che il dirigente pugliese facesse rientro in Abruzzo e giudica positivamente il primo approccio con il club.
“Con il direttore ho avuto una lunga chiacchierata e la possibilità di conoscerci meglio. Adesso sarà lui a decidere con la società, stanno facendo le loro valutazioni. È un grande onore essere accostato a un club così prestigioso e blasonato, con una storia incredibile alle spalle in serie B e anche in A. Chiaramente mi farebbe piacere. Non ci siamo dati scadenze. Sapremo presto se questo incontro avrà un seguito”.
L’allenatore ennese ha ricevuto altre proposte, non solo dalla D: “Ho avuto dei colloqui con altre squadre, ma sono ancora discussioni interlocutorie. È arrivato anche qualche sondaggio dalla C, dove però il mercato è molto complicato. Ci sono squadre che si sono iscritte in extremis, che potrebbero essere escluse il 5 luglio. Questo è ancora il periodo delle chiacchiere e io non voglio farmi pubblicità, citando altre squadre”.
Il 42enne ha avuto modo di conoscere meglio una realtà vogliosa di reagire dopo un biennio di promesse disattese: “Abbiamo parlato di obiettivi, mentre era inutile valutare già possibili innesti. Ho seguito la D anche l’anno scorso e dico soltanto che il passato deve servire da insegnamento per non ripetere gli errori compiuti e capire in cosa si può migliorare. Un discorso che vale anche a livello personale”.
Dopo avere ottenuto due promozioni in tre anni, Pagana con il suo Troina si è fermato a pochi centimetri da una miracoloso tris. Decisamente più amara la breve esperienza a Siracusa, la prima tra i professionisti: “Questioni extracalcistiche mi hanno fatto prendere determinate decisioni e assumere così anche responsabilità non mie. Mi sono allontanato per dare serenità ad ambiente, società e squadra. Ma non credo che il mio lavoro sia poi così giudicabile. Sono rimasto lì soltanto un mese e mezzo, andandomene a novembre dopo appena sette partite e un‘annata iniziata tardissimo per il caos sulla composizione del girone. Comunque mi è servita sicuramente a livello caratteriale e umano. Ormai fuori dal campo succede di tutto e l’esempio del Palermo parla chiaro”.
La vera beffa però era maturata a Troina, dopo un’annata sensazionale: “All’inizio tutti ci davano per sicuri retrocessi e invece è mancata soltanto la C, dopo un’annata splendida a detta di tutti gli addetti ai lavori. Abbiamo raccolto 76 punti, come la Vibonese, che non doveva neppure giocarlo quel campionato, come ha dimostrato poi una sentenza. Abbiamo ottenuto tredici vittorie fuori casa e valorizzato giocatori che venivano dall’Eccellenza o addirittura dalla Promozione, e si sono ritrovati proiettati in una nuova dimensione. Nello spareggio decisivo avevamo pure segnato il gol promozione a tre minuti dal fischio finale ma è stato annullato ingiustamente. Abbiamo così perso ai rigori la C, che ci eravamo conquistati sul campo”.