Un “Capitano” è l’atleta che, all’interno della squadra, rappresenta di più la società, perché la conosce già, perché la vive da tanti anni, perché è un simbolo vivente di essa. Andrea Arto è tutto questo, nel bene e nel male. Vive la Cestistica e respira il PalaTorre da cinque anni, è un simbolo di questa società oltre ad essere il miglior marcatore della storia. Ci siamo fatti raccontare, dunque, cosa ha significato per lui questa stagione.
Capitano, che effetto ti fa dire la frase “in cinque anni ho conquistato tre promozioni”?
«Incredibile. Davvero una cosa a cui ancora fatico ad abituarmi. Sono contento di aver sposato ormai 5 anni fa il progetto Cestistica Torrenovese. Quando arrivai al PalaTorre la società era nata da pochissimo, ma passare dalla Serie D alla Serie B Nazionale in così poco tempo non è una cosa scontata, soprattutto in un paesino così piccolo. Sono onorato di rappresentare da Capitano questo paesino, credo di aver sempre dimostrato il mio legame con la Cestistica e poi… tre finali, due promozioni non è per niente male (ride, ndr)!».
Una stagione in cui ti sei ritagliato i tuoi spazi facendoti trovare pronto. Che stagione è stata per te?
«Completamente diversa dalle altre. Venivo da anni in cui ero un punto fermo della squadra, ma con il salto di categoria ho dovuto imparare ad aspettare il momento ed ha rispondere presente tutte le volte che venivo chiamato in causa. Ho sempre dato il massimo per questa società e per i miei compagni di squadra che sono stati fantastici e meritavano tutto il mio apporto possibile».
Torniamo a Ferentino: prima quell’incredibile canestro, poi la sirena finale ed il taglio della retina. Cosa hai pensato in quei momenti?
«Beh, diciamo che quel canestro ha rappresentato tutti i sacrifici di questa stagione. Sapevo che allenandomi duramente sarebbe arrivato un riconoscimento, ma sicuramente è stato tra i canestri più belli ed importanti della mia vita. Quando sei lì ad esultare ripensi a quanta strada hai fatto, da dove sei partito e dove sei arrivato. Alla sirena finale ero contentissimo, per la società e per i loro sforzi, per i miei “fratelli” con cui abbiamo battagliato tutto l’anno, per i tifosi che ci hanno sostenuto in tutti i modi, per tutti quelli che hanno reso possibile in un modo o nell’altro questa promozione».
Ritieni che Torrenova sia pronta per la Serie B?
«Credo che abbia tutte le carte in regola per disputare questo campionato, è una società che sa quello che vuole e dove vuole arrivare».
Hai sempre avuto un grande feeling coi tifosi. C’è qualcosa che vuoi dire loro?
«Grazie. Di cuore. Ci seguono da sempre, è stato un crescendo di emozioni in questi anni. Ricordo l’esultare con loro dopo partite come il derby contro Sant’Agata o la finale contro Spadafora, oppure ancora dopo le sfide contro l’Orlandina LAB, l’ORSA Barcellona o Ragusa. Mi hanno sempre fatto sentire importante per la squadra ed è un piacere sentirsi chiamare “Capitano” fuori dal PalaTorre, sia dai più piccoli che dai più grandi! Ed ovviamente, è un piacere scendere in campo e giocare per loro».