Le dita sulla fronte, a imitare le corna del toro, per poi festeggiare sotto alla Maratona. È l’immagine simbolo di Marco Ferrante, con 125 gol il quinto bomber di tutti i tempi nella storia del Torino. Il legame con il popolo granata è il tratto distintivo di tutta la vita calcistica del neo dg del rinnovato Fc Messina, che nascerà dalle ceneri del Città.
A caldeggiarne lo sbarco in riva allo Stretto è stato Marco Rizzieri, suo grande amico e attuale coordinatore dell’attività di scouting per la società di Urbano Cairo. Sabato scorso Rizzieri è stato proprio in Sicilia, nella splendida cornice di Castellammare del Golfo, alla quarta edizione del “Memorial Don Aldo Rabino”, organizzato dal Toro Club Sicilia Granata “Tonino Asta”.
L’evento, patrocinato dal Torino Fc, dal Comune di Castellammare del Golfo e dalla LND-Sicilia, ha goduto della partecipazione dell’ex terzino giallorosso Alessandro Parisi insieme ad Alberto Barile (direttore operativo del club), Massimo Bava (responsabile del settore giovanile) e agli altri ex granata, a partire ovviamente da Antonino Asta, Marco Sesia, Davide Morello e Moreno Longo. Ad animare la platea ci ha pensato lo speaker ufficiale del Torino, Stefano Venneri.
A vestire quella maglia, che sarebbe divenuta la sua seconda pelle, Ferrante ci è arrivato nel 1996, in serie B. Sette anni e mezzo tra gioie e dolori, alcuni vissuti da capitano. Attaccante brevilineo, forte tecnicamente e molto astuto nei movimenti, capace di trovare la via del gol in mille modi. Nel 1999 la promozione in A portò soprattutto la sua firma, date le 27 reti all’attivo con cui fu capocannoniere del torneo. Particolarmente amara, invece, la stagione 1999-2000, quando non bastarono 18 centri ad evitare la retrocessione del Torino. All’Inter solo una breve parentesi, per sei mesi in prestito dal gennaio 2001: troppo forte il richiamo dei granata.
Di nuovo A, nel 2001-2002: l’attaccante di Velletri andò in doppia cifra, giocando in coppia con Cristiano Lucarelli, ex tecnico dell’Acr. Due di quelle dieci marcature vennero realizzate contro la Juventus, quando il “Cuore Toro” fu protagonista. Confronti dalla rivalità accesissima. All’andata, nell’incredibile 3-3, nel derby della Mole ricordato per la “buca” di Maspero in occasione del rigore calciato alle stelle da Salas, Ferrante segnò dagli undici metri il momentaneo 3-2, dando nuova linfa alla rimonta della squadra di Camolese che seppe recuperare dopo essersi trovata sotto per 3-0.
Al ritorno finì 2-2, con il bomber granata autore dell’1-1 e Maresca che siglò il definitivo pari per i bianconeri imitando, a mo’ di scherno, l’esultanza del numero 94 avversario. Una provocazione mai del tutto digerita. Dopo la retrocessione maturata nel 2002-03, nell’arco di una stagione iniziata male (partecipando all’Intertoto) e finita peggio, Ferrante rimase anche nel campionato seguente tra i cadetti, chiudendo la sua lunga avventura al Torino con altre 13 reti.
Una carriera iniziata a Napoli, ai tempi di Maradona, facendo parte della rosa partenopea che nel 1988-89 vinse la Coppa Uefa e nel 1989-90 conquistò il secondo scudetto della sua storia. Poi Reggiana, Pisa e soprattutto Parma, con i ducali che misero in bacheca la Coppa delle Coppe nel 1993. Indossò le maglie di Piacenza, Perugia e Salernitana prima di sposare la causa del Torino.
Catania, Bologna, Ascoli, Pescara e Verona, dal 2004 al 2007, tra A e B, furono le ultime tappe da calciatore. Diventato procuratore, ha poi conseguito nel 2012 l’abilitazione da direttore sportivo e ha aperto a Torino la “Soccer School Marco Ferrante”. A Messina una sorta di battesimo di fuoco, in una piazza divisa, ma vogliosa di svoltare.