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Acr e Città vanno avanti a piccoli passi. Dettagli da limare per sancire l’intesa

Dopo una serie di colloqui telefonici, Acr e Città di Messina sono tornati a parlare anche “de visu”. I rispettivi presidenti Paolo Sciotto e Maurizio Lo Re stanno dando seguito alle dichiarazioni e i progressi sembrano innegabili. L’effettiva unione di intenti, pista battuta invano già l’estate scorsa, sembrava ormai tramontata, dopo il passo indietro del Camaro, che pure aveva dato il là alle discussioni, acquisendo il marchio del “vecchio” Acr e consegnandolo al sindaco.

Va detto che unire due realtà è più facile a dirsi che a farsi, considerando che il Città di Messina ha quasi un centinaio di tesserati, tra prima squadra e settore giovanile, e che altrettanti può contarne la società di Antonio D’Arrigo, che peraltro ha impegnato somme ingenti nella riqualificazione del “Marullo” di Bisconte, che nelle intenzioni del club neroverde dovrebbe prevedere anche il completamento della tribuna, la creazione di posti auto e perfino di un parco urbano nell’area della “Polveriera”.

Paolo Sciotto
Il presidente dell’Acr Messina Paolo Sciotto

Più percorribile quindi la “fusione” tra due realtà che militano in serie D, dove soltanto una squadra porterebbe il nome di Messina. Il mercato dilettantistico non decolla, congelato dalla crisi economica che sembra risparmiare soltanto le grandi piazze di serie C, ma i tempi stringono comunque. Ecco perché il Città di Messina spinge per una risposta definitiva già nelle prossime ore.

La conferma di un progetto finalizzato semplicemente alla valorizzazione del vivaio rappresenterebbe d’altronde la naturale prosecuzione del percorso di crescita già avviato nell’ultimo triennio. La rinuncia alla prima squadra comporterebbe invece un sostanzioso mutamento di ambizioni, obiettivi e investimenti, in gran parte finanziati proprio dalla famiglia Sciotto, che dovrebbe mantenere la presidenza, ma fornire deleghe operative alla controparte.

Città di Messina
Andrea Ipsaro Passione, Giovanni Cardullo e Maurizio Lo Re del Città di Messina

Un nodo è rappresentato dal vivaio, che l’Acr vorrebbe subito “inglobare” al suo interno, mentre il Città di Messina – dismesso il titolo di serie D – vorrebbe almeno mantenere la propria denominazione nelle formazioni giovanili (reduci peraltro da un’ottima annata), che diverrebbero una “società satellite” del club maggiore, a garanzia dell’accordo.

Gli Sciotto non hanno ceduto il club ai potenziali acquirenti anche perché non vorrebbero lasciare da sconfitti, dopo due anni di investimenti, peraltro macchiati da continui cambi di rotta e dalle tante vertenze con gli ex tesserati, che hanno minato la credibilità della società oltre che depauperato la fiducia di una tifoseria che pure nell’ultimo decennio ne ha viste di cotte e di crude.

Carmine Coppola
Carmine Coppola in azione con la maglia del Messina

Motivo per il quale il Città di Messina fissa alcuni paletti, ovvero una pianificazione adeguata, che non si esaurisca a stretto giro, magari per via di un risultato negativo sul campo, e libertà d’azione per alcune figure chiave.

Un ruolo potrebbe ritagliarselo Carmine Coppola, che dopo l’addio al calcio giocato (nel 2012 con la maglia del “vecchio” Acr) negli ultimi sette anni si è visto spesso proporre una carica di dirigente, sempre rifiutato, considerato l’impegno nel calcio giovanile, legato anche alla società che porta il suo nome. Per la prima volta l’ex centrocampista potrebbe accettare un ruolo più attivo e indossare indirettamente anche i panni del garante dei tifosi, che restano cauti e perplessi.

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