Sono passate tre settimane dal mancato accordo con la famiglia Sciotto, proprietaria dell’Acr Messina. Da allora l’imprenditore milanese Rocco Arena assicura di non avere tentato un nuovo affondo, nonostante indiscrezioni stampa assicurino il contrario: “Restiamo lontani. Sono dispiaciuto, perché a mio avviso l’attuale dirigenza ha perso un’occasione. Ad ogni modo ho massimo rispetto per loro: ci hanno provato, hanno investito dei soldi. Forse dovevano mollare, soprattutto se non hanno davvero intenzione di rilanciare”.
L’attuale presidente del Cfi Alicante tiene a rassicurare che i rapporti tra le parti restano cordiali: “Ho immutata stima per Paolo Sciotto, anche se non capisco perché si sia ostinato a proseguire la sua avventura, nonostante le perplessità della piazza. Restiamo in contatto. Gli ho anche regalato un vino delle mie parti…”.
Il 12 marzo scorso il cda dell’Acr annunciò di avere valutato il club 350mila euro. Arena ribatté ricordando che due anni prima gli esborsi sostenuti dall’attuale proprietà erano stati più ridotti. Per la cronaca, 150mila euro a fondo perduto per l’affiliazione, 20mila per l’iscrizione e 31mila di fideiussione bancaria a supporto.
Un concetto che ribadisce: “La società ha due anni di vita. È un brand che vale poco e non ha una bella reputazione. Alla somma che la proprietà investì nell’estate del 2017 abbiamo aggiunto una somma pari alla quantificazione della massa debitoria. Adesso, a inizio giugno, a mio avviso forse vale anche meno, considerato che avremmo poco tempo per pianificare la prossima stagione”.
In tal senso, confermati i nomi già filtrati: “Avevamo individuato come nuovo allenatore Massimo Costantino e il direttore sportivo designato Marco Rizzieri aveva una lista con una sessantina di giocatori da trattare”.
Sfumato l’accordo con l’Acr, viene escluso un piano B, legato ad esempio al Città di Messina, il cui acquisto richiederebbe un esborso più contenuto. Mentre il problema della denominazione tanto cara alla tifoseria potrebbe essere superato grazie al marchio del “vecchio” Acr appena consegnato al Comune. L’imprenditore milanese però è categorico: “Non è un discorso che abbiamo approfondito. Se non riesco a concludere con una ragazza non è detto che debba provarci con la sorella…”.
Per Città e Camaro non mancano comunque parole di stima: “Auguro ogni bene a Lo Re, che ho conosciuto durante un sopralluogo al “Celeste”. Ha raccolto buoni risultati come il Camaro, che ha anche regalato l’acronimo “Acr” al sindaco. Una fusione tra club? Non è un’ipotesi che condivido, perché poi non è facile capire chi prende le decisioni”.
Il mancato accordo con l’Acr non scoraggia comunque Arena, che si dichiara ancora interessato alla gestione dei due stadi, in quanto socio di minoranza del “Corsorzio Toro”: “Al di là delle questioni prettamente sportive, al bando ci presenteremo. In Spagna d’altronde gestiamo tre campi, uno in erba naturale e due in sintetico. I terreni erano di proprietà di un tifoso, che li ha ceduti al Comune di Alicante, vincolandoli all’utilizzo sportivo e quindi destinandoli al club”. Bisognerà attendere Palazzo Zanca, perché i tempi non sembrano affatto maturi e l’opposizione ha già bocciato l’attuale schema di convenzione, per via di oneri e obblighi previsti, paventando perfino il rischio che i bandi possano essere impugnati.
Arena si concentra quindi sul suo Alicante, che all’ultima giornata di campionato ha visto sfumare la qualificazione ai playoff per la promozione in Tercera Division, la quarta serie spagnola: “Ci riproveremo. Con il ds Ricardo Cavas, presente a Messina al match di Coppa con il Giulianova, siamo peraltro interessati all’attaccante dell’Acr Pietro Arcidiacono. In passato abbiamo già avuto qui Francesco Evola e Vincenzo Palumbo”.