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Messina

Messina, è un incubo senza fine. Tutti i perché del fallimento

La prima metà di stagione dell’ACR è un fallimento senza precedenti, certificato dai numeri e dalla disaffezione della piazza. Partita con intenti bellicosi e l’intenzione di contendere alla corazzata Bari l’unica promozione diretta, la formazione allestita da Pietro Sciotto è terzultima, con due punti di margine sulla zona retrocessione e ben 22 lunghezze di distanza dalla vetta (anche se con una gara da recuperare).

Il Messina vanta infatti la peggiore difesa del torneo, con 22 reti al passivo in undici uscite, per una media di due a match. Ha incassato tre gol in ben cinque occasioni, contro Bari, Acireale e soprattutto Igea Virtus, Città di Messina e Palmese, che pure rappresentano gli attacchi meno prolifici del girone. E nel confronto con le prime undici giornate del passato torneo, all’epoca descritto come disastroso, emerge che ha collezionato addirittura un punto in meno, otto rispetto ai nove di un anno fa.

Ouattara
Ouattara sigla la rete del raddoppio della Palmese (foto Nino La Macchia)

Non ha pagato la rivoluzione estiva e ha pesato oltremodo il tempo sprecato in estate. Il nuovo campionato avrebbe potuto essere pianificato già ad aprile, mentre dopo la chimera ripescaggio la rosa è stata completata solo ad inizio settembre, dopo un’altra preparazione estiva sostanzialmente sprecata. Al di là del valzer di protagonisti (da Cozza e Rappoccio a Raffaele e Grasso), incidono, a nostro avviso, equivoci organizzativi, con le designazioni tardive di un preparatore atletico, a torneo già ampiamente iniziato, e di un team manager, addirittura solo alla vigilia dell’ultima trasferta di Palmi.

Al netto degli errori e della variabile risultati, che spesso non fa rima con gli investimenti (il Messina avrebbe un budget in linea con quello di Turris e Gela, inferiore – di gran lunga – solo a quello del Bari), ci sarebbe infatti da interrogarsi sul perché tanti big, o presunti tali, falliscano soltanto a Messina, per poi ritrovare competitività in altri lidi. Qualche esempio? L’anno scorso partirono in quattordici, da Dezai a Bonadio, da Pezzella a Maiorano, da Fofana a Colombini, scaricato in tutta fretta e poi designato, dopo il girone di ritorno disputato con il San Donato Tavernelle, migliore difensore di tutta la serie D 2017-2018.

Mistretta
Mistretta batte la retroguardia del Messina a Palmi (foto Nino La Macchia)

Le sei partenze già ufficializzate alla vigilia della riapertura del mercato, prevista tra poche ore, dovrebbero essere il preludio a una nuova rivoluzione dicembrina. Tra gli under che hanno già salutato, soltanto il crotonese Cimino aveva trovato una certa continuità di rendimento, con una decina di presenze complessive, due da titolare. Gli altri sono rimasti ai margini in un gruppo povero di 2000 e fin troppo nutrito di ’98 e ‘99, come hanno lamentato anche il direttore sportivo Torma e il tecnico Biagioni in alcune interviste.

Domenica c’è da battere il Troina, lontano parente della formazione che contese la promozione alla Vibonese fino allo spareggio perso ai rigori, che vanta solo un punto di margine sui playout. Poi sono attese novità in tutti i reparti, porta compresa. Tra i pali potrebbe arrivare infatti un over. Anzi, emerge che il 24enne brasiliano Jairo Lourencon si sarebbe già aggregato da qualche giorno a Genevier e compagni. L’estremo difensore ha collezionato quest’anno due presenze nel Como vice-capolista nel girone B e altri 19 gettoni l’anno scorso nella Grumellese, sempre in D.

Messina
Solo uno striscione e niente vessilli per i sostenitori del Messina (foto Nino La Macchia)

Secondo indiscrezioni, sono annunciate ancora svariate uscite. E qui, consentitecelo, è stato commesso un altro macroscopico errore. Da un mese si parla di “repulisti” ed epurazioni, che di certo non hanno motivato un gruppo già in difficoltà, psicologica e fisica. La società avrebbe dovuto prendere duramente posizione, smentendo o almeno attenuando queste voci. Invece si è delegittimato del tutto un organico praticamente allo sbando. Vano si è rivelato in tal senso l’apprezzabile impegno del presidente Sciotto, che nell’ultima settimana ha cercato di ricreare uno spirito di gruppo, viaggiando anche in pullman con la squadra.

A completare il quadro, il durissimo attacco a mezzo stampa del main sponsor, l’Acqua Fontalba, che ha chiesto conto e ragione dell’ingente investimento pianificato in estate, per affiancare il proprio nome a un club che sta battendo soltanto record negativi. Un intervento a gamba tesa, che non ha davvero precedenti. In attesa di un’auspicabile svolta, con una vittoria scaccia-crisi già domenica, nel frattempo agli appassionati giallorossi, vogliosi di dimenticare, non resterà che bere qualcosa di più forte.

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