Nella seduta fiume che ha portato all’approvazione della delibera denominata enfaticamente “Salva Messina”, il sindaco Cateno De Luca, in un accorato climax, ha spiegato nel dettaglio la sua posizione sul fronte stadi, chiarendo perché si è arrivati allo scontro con l’ACR di Pietro Sciotto.
Il primo cittadino ha annunciato che il piano di salvataggio di Palazzo Zanca, voluto per evitare il temuto spettro del dissesto economico, prevede una riduzione di almeno il 70% dei costi di gestione e degli oneri energetici degli impianti sportivi. “Non possiamo continuare a spendere un milione e 600mila euro ogni anno di utenze nelle nostre strutture, che sono la maggior parte in gestione, a fronte di incassi pari ad appena 20mila euro annui. Per questo siamo costretti a dire che staccheremo tutte le utenze, così non spenderemo più queste somme”.
La chiave è quella rappresentata dall’affidamento pluriennale, che ha consentito ad esempio al Camaro di mettere a nuovo il “Marullo”: “Chi vuole gestirli, firma i contratti e così voltiamo pagina una volta per tutte. Stipula un’assicurazione, se lo assicura per anni e dentro ci realizza quello che vuole, anche un ristorante. Ma non possiamo mantenere questa situazione, mi permetto di dire che la città non merita di avere magnacci”.
Dopo l’era del FC Messina dei Franza, dal 2009 ad oggi, fin dalla nascita del nuovo ACR Messina, il Comune ha accumulato ingenti crediti che non potranno essere riscossi, anche perché la società che non si è iscritta nel 2017 al campionato è ormai fallita. De Luca è una furia incontenibile: “Abbiamo documenti da cui emergono le date e l’atteggiamento paradossale della società sportiva. Gli stadi venivano dati in gestione senza la polizza assicurativa sulla responsabilità per danni. Se andate a fare un sopralluogo vedete le foresterie che urlano vendetta, massacrate da delinquenti”. Un riferimento alla devastazione documentata anche dalla nostra testata nell’agosto 2017.
Il primo cittadino ha rincarato la dose: “Chi ha in gestione gli stadi non paga, ecco perché è scoppiato il caso “Franco Scoglio”. Hanno tentato fino all’ultimo secondo di non stipulare la polizza, come se io fossi un quaquaraquà. La città e i tifosi devono conoscere la verità e organizzerò una conferenza stampa sul tema”.
Duro l’attacco indirizzato al direttore generale del club, che De Luca assicura di non conoscere, se non di vista: “Non ci sto a farmi massacrare in silenzio, da chi è stato strumentalizzato da Lello Manfredi, che ha dichiarato il falso in un post venerdì. Deve darci conto e soddisfazione di come si sono usati gli stadi per i concerti senza alcune autorizzazioni, con dei subappalti”.
L’ultimo riferimento è agli improperi subiti dai tifosi, all’esterno dello stadio e soprattutto sui social: “Queste non sono minacce ma constatazioni. Il bello e cattivo tempo è finito, lo stadio non è il pisciatoio di nessuno. Non vi saranno dubbi in merito, se resterò qui”. Considerando che le dimissioni sono state ritirate e la delibera è passata, non sembrano più esserci dubbi in merito alla sua permanenza a Palazzo Zanca. Si attende quindi la replica della proprietà dell’ACR.