Tredici anni senza Franco Scoglio. Anzi, il Professor Scoglio. “Poteva piacere oppure no, ma da tredici anni manca non solo al suo popolo rossoblù, ma probabilmente a tutto il calcio, che lui ha saputo vedere e a cui ha saputo parlare in un modo tutto suo e per questo diverso. Sul piano dialettico le sue intuizioni hanno irrorato l’arida comunicazione di un mondo, quello del pallone, fatto spesso di frasi fatte e stereotipi. È mancato nei nostri studi, parlando del suo Genoa, come aveva profetizzato qualche tempo prima, e questo è un qualcosa che va oltre il fatalismo”, si legge oggi sul sito di Primocanale.it, l’emittente nei cui studi il “Professore” morì il 3 ottobre 2005, mentre partecipava nelle vesti di opinionista ad una trasmissione della rete locale genovese. Scoglio si sentì male dopo un vivace confronto telefonico con il presidente rossoblù Enrico Preziosi.
Nei cuori dei tifosi genoani ha lasciato un vuoto incolmabile, come dimostrano i tanti messaggi d’affetto che hanno inondato i social nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa. Un suo ex giocatore, l’attaccante Marco Carparelli, scrive: “Il 3 ottobre lo eliminerei dal calendario”. E poi le tante citazioni delle sue frasi celebri: “L’allenatore rivelazione? Quello che vince”; “Lei, là in fondo, con quelle cuffie, la deve smettere sennò parlo ad minchiam”; “Ci sono 21 modi per battere un calcio d’angolo e 12 per battere una punizione. Abbiamo perso per l’errata applicazione di un meccanismo a “elle” rovesciata”. Una galleria che potrebbe durare all’infinito. Dal carattere focoso e schietto, aveva un amore incondizionato per il Genoa, la squadra che portò in A nel 1989 e condusse poi ad una tranquilla salvezza, allenandola in seguito altre due volte, l’ultima nel 2001.
Scoglio riposa oggi nel cimitero di Canneto, frazione di Lipari, la sua terra natìa. La promozione in B, ottenuta nel 1986, la pagina più bella dell’avventura sulla panchina del Messina, allenato in tre diversi momenti. I “bastardi”, da Schillaci a Catalano, da Napoli a Romolo Rossi, infiammavano il vecchio “Celeste”.
A lui è stato intitolato lo stadio di San Filippo, impianto che ora porta il nome del “Professore” ma che non è mai stato inaugurato in maniera ufficiale da quando nel 2016 si è concluso il lungo iter burocratico. Il Memorial che ha visto di fronte Gioiese e l’ACR allora guidato da Pietro Lo Monaco, a Gioia Tauro, il 7 agosto 2013, l’unica manifestazione in suo onore organizzata sin qui con protagonisti i peloritani. Le svariate proprietà che si sono alternate in questi anni alla guida del club e le loro vicissitudini, il crescente disinteresse degli appassionati, che con il tempo hanno perfino ipotizzato intitolazioni alternative, e i rapporti non sempre sereni con l’Amministrazione comunale non hanno consentito fin qui di riservare a Scoglio un meritato tributo. Un silenzio colpevole, anche oggi, a tredici anni di distanza dalla sua morte.