A venti ore dalla chiusura dei seggi arriva il dato definitivo delle Amministrative finalizzate a scegliere il prossimo sindaco di Messina, che sarà uno tra Dino Bramanti, candidato del centrodestra, supportato da ben dieci liste, e Cateno De Luca, deputato regionale che con il suo movimento civico è riuscito a bissare l’exploit del sindaco uscente Renato Accorinti a cinque anni di distanza dall’ultima tornata elettorale. I cittadini dovranno scegliere il suo successore tra due domeniche, il 24 giugno.
Alle urne si è registrata un’affluenza di circa il 65% degli aventi diritto, cinque punti in meno rispetto alla tornata elettorale del 2013. Finisce qui, dunque, l’esperienza da primo cittadino per Accorinti, che si piazza al quarto posto, dietro anche ad Antonio Saitta, che ha sperato invano nel sorpasso nei confronti di De Luca, premiato a differenza di Bramanti e del candidato del centrosinistra dal voto disgiunto, al quale attinge anche il pacifista.
Al termine dello spoglio delle 254 sezioni Bramanti si attesta a quota 26,81% (con quasi 32mila voti) mentre De Luca – nonostante il risultato insufficiente delle sue sei liste – raggiunge il 18,88% e le 22.500 preferenze. Saitta si ferma invece al 17,23%, pari a 20.500 voti. Ad Accorinti non bastano oltre 16mila preferenze, che valgono il 13,46%, mentre delude Gaetano Sciacca, che porta il Movimento 5 Stelle al 12,86 % con 15.300 voti (comunque dieci punti in più rispetto al 2013). Distanziati i due “transfughi” del centrodestra Emilia Barrile (4% pari a 4800 voti) e Pippo Trischitta (1,59% con 1.890 preferenze).
Se De Luca dovesse essere eletto sindaco si verificherebbe il paradosso di un civico consesso senza alcun consigliere dalla parte del primo cittadino. Se dovesse essere Bramanti, invece, avrebbe a suo sostegno gli eletti di tre liste (Ora Messina, Forza Italia e Bramanti sindaco). In tutto le liste che superano la temuta soglia di sbarramento del 5% sono appena sette: oltre alle tre di Bramanti vi sono infatti tre di Saitta (Libera Me, Pdr Sicilia Futura e Pd) e l’unica del Movimento 5 Stelle, che ottiene comunque la pattuglia più ampia per una singola lista (tra sette e nove consiglieri).