Quello del Messina del nuovo corso è stato un campionato a due velocità, che spiega in gran parte anche perché la pur generosa truppa di Giacomo Modica sia arrivata alla fase clou della stagione con ben poco da chiedere alla classifica. Troppo pochi i tre punti conquistati in nove giornate, soprattutto per una squadra partita con ben altre ambizioni, anche a causa delle incaute dichiarazioni della vigilia.
A fine ottobre l’ACR poteva vantare appena tre risultati utili: i pareggi casalinghi con il Gela, adesso settimo, e il Troina, in lotta per la promozione in C, e lo 0-0 colto sul terreno della Gelbison, attualmente ottava a pari merito con i peloritani. Più dei ko con Vibonese, Nocerina e Acireale, che hanno recitato da protagoniste, pesano le battute d’arresto subite con formazioni molto meno blasonate: Portici, Cittanovese e Roccella. Una serie negativa che ha spento anzitempo ogni velleità di primato.
Da allora il Messina ha indossato i panni della lepre e conquistato ben dieci vittorie, le più prestigiose con Igea Virtus ed Ercolanese, sei pareggi e appena tre sconfitte, con Sancataldese, Acireale e ancora Vibonese. Con diciotto punti ancora in palio (mercoledì è previsto il recupero del match con il Palazzolo), i peloritani ne hanno dodici da recuperare rispetto all’obiettivo degli spareggi post-season. Anche i più ottimisti vedono insomma i playoff troppo distanti.
Ma sarebbe troppo semplice scaricare sul solo Antonio Venuto tutte le responsabilità per il primo quarto di annata percorso a passo di tartaruga. Il tecnico messinese non è stato profeta in patria, ma ha sicuramente pesato un’estate da horror. Era inevitabile il ritardo con il quale è stata allestita la squadra, dopo il salasso economico che ha portato alla riammissione in D, paracadute sfruttato dal Comune dopo la rinuncia alla Lega Pro.
Inaccettabili invece gli equivoci tattici, in primis sugli under, che hanno caratterizzato il confusionario mercato estivo, condotto a più mani, dallo staff tecnico, che indicò tanti obiettivi poi sfumati, dal presidente Pietro Sciotto, dal direttore generale Giovanni Carabellò (che sponsorizzò Gagliardini e Mariani) e da tanti procuratori, oltre che da consulenti occulti come l’ex direttore sportivo dell’Hinterreggio Carmelo Rappoccio.
Basterebbe rileggere il primo tabellino della stagione per notare quanto la rosa è stata poi stravolta. Ben quattro degli elementi schierati da titolari all’esordio a Portici non fanno più parte dell’organico giallorosso: Gagliardini, Pezzella, Colombini e Rizzo. In quell’undici c’erano Cocuzza, che non è riuscito a replicare i numeri delle tre precedenti esperienze in giallorosso, e Carini, che ha vissuto una stagione ai box per infortunio. Riguardando la prima formazione iscritta a referto in panchina spiccano anche altri quattro elementi ceduti anzitempo: Scopelliti, Mosca, Bonadio e Dezai, mentre Bucca ha collezionato ad oggi appena sette presenze. Insomma, una rivoluzione di mezzo inverno…
Tra i primi titolari soltanto Lia, Cozzolino, Bossa, Manetta e Cassaro hanno trovato adeguato minutaggio, con gli under affermatisi in particolare come piacevoli rivelazioni. Una formazione costruita per vincere non può cambiare così tanto in corsa, sconfessando di fatto l’iniziale ossatura. Nel calcio non si improvvisa nulla. La storia di questo ACR Messina edizione 2017-2018 non fa eccezione.