Dodici mesi fa Roger Federer si fermava per tutto il resto della stagione, con i mille dubbi sull’eventuale ritorno e sulla qualità del gioco che sarebbe ancora stato in grado di proporre. Perché la paura era proprio questa: Re Roger sarebbe tornato a giocare a tennis? Aveva giocato pochissimo e la semifinale con Raonic sanciva la fine del suo 2016 e forse anche qualcosa di più. A Melbourne ha smentito clamorosamente ogni timore di non rivederlo più in campo ad alti livelli, con la grande vittoria all’Australian Open contro Nadal, altro nobile decaduto tornato agli apici di rendimento.
Dissipati i primi timori, le definitive conferme sono arrivate ad Indian Wells e Miami, prima della lunghissima pausa che lo ha portato alla difficile decisione di saltare l’intero programma sulla terra, Parigi compresa. Idea rivelatasi poi saggia, visto l’esito di Wimbledon, e considerato che comunque era uno dei favoriti per la vittoria finale sin dall’inizio del torneo londinese. Roger Federer è per l’ottava volta vincitore all’All England Club, nessuno come lui nella storia, per lo Slam numero 19 di una carriera non solo straordinaria, ma infinita. Alzi la mano chi un anno fa, di questi tempi, avrebbe creduto in una simile impresa.
Si pensava potesse essere il 2017 anche del suo grande rivale, ed in parte lo è ancora per quanto ha dominato sulla terra. L’incredibile sconfitta di Rafa Nadal negli ottavi di finale contro il lussemburghese Muller ha spiazzato tutti, il maiorchino in primis. Un ko che gli ha impedito di diventare nuovamente numero 1, un’impresa certamente rimandata solo di poche settimane. Avrà quasi nulla da difendere rispetto al difficile 2016, appena gli ottavi degli Us Open, a differenza di Murray che realizzò una seconda parte di stagione tanto fenomenale da consegnarli per la prima volta in carriera la vetta del Ranking Atp.
E poi, poi c’è ancora lui, King Roger. Lui, di punti da difendere, non ne ha nessuno. Ecco dunque che il Fedal si riproporrà, questa volta in ottica numero 1: certamente a fine anno, considerato anche il probabile stop di Djokovic per curarsi dal problema all’avanbraccio, il leader arriverà da Maiorca o Basilea. Ancora una volta, come i vecchi tempi: un dominio che sembra destinato a rimanere tale ancora per un bel po’, viste le difficoltà della “next gen” ad emergere e degli altri fab four a confermarsi. Una ruota che gira, nel segno dei due tennisti che hanno segnato il nuovo millennio e, in buona parte, della storia di questo sport.