“Non ci credevo”, ammette col sorriso ripercorrendo il suo viaggio, adesso che è diventato un calciatore bandiera anche secondo lo statuto della FIGC. E di bandiere non sarà semplice parlare nella settimana del ritiro di Francesco Totti, nonostante il suo futuro – compiuti 25 anni – sia di segno completamente opposto. Ripartirà allora da un esordio assoluto da celebrare, dall’ennesimo contratto strappato in Laguna, lui che con l’uomo-simbolo della Roma condivide solo il nome, lui che del “suo” Venezia sa di aver riassunto in appena quattro anni la parabola di un’intera epoca.
E Francesco Cernuto non avrebbe potuto immaginare quanto sarebbe successo, dalle macerie di un fallimento fino alle porte della Serie B, spalancate qualche settimana fa a distanza di 12 anni. Con la vittoria di due campionati consecutivi il difensore originario di Milazzo ha infatti meritato il rinnovo fino al 2019, insieme alla possibilità di portare a sei anni la sua permanenza in Veneto e di continuare a vincere con indosso la maglia arancioneroverde.
Ma partendo dalla stagione appena andata in archivio, il Venezia di Cernuto ha trionfato nel girone B di Lega Pro con ben tre giornate di anticipo, prima di aver accesso alla Poule Scudetto. I veneti, dopo aver sconfitto la Cremonese all’esordio del triangolare, hanno ceduto in casa propria ad un Foggia che ha meritato il titolo nazionale vincendo per 4-2: “Tenevamo alle finali Scudetto, che hanno sempre un grande prestigio, – esordisce Cernuto ai nostri microfoni – ma essere arrivati secondi nel triangolare non cambia il valore della nostra stagione. Aver centrato la promozione in B al primo tentativo è tanta roba, quindi abbiamo affrontato la Poule con la giusta serenità, pur con la giusta voglia di vincere. Il Foggia, poi, è una vera e propria corazzata – commenta – ed è evidente che ci abbiamo giocato contro alla pari in questa gara, prima che loro prendessero il largo. E’ stata davvero come una grandissima esperienza, se d’altronde il Foggia e la Cremonese, come noi, avrebbero fatto la loro figura anche nella categoria in cui giocheremo l’anno prossimo.”
Pur mettendo lo spumante in frigo con parecchio anticipo, il Venezia se l’è vista con altri club affamati di cadetteria, oltre che col rischio di correre da matricola in terza serie. La presenza di alcuni “marziani”, però, l’aveva detta lunga sulle ambizioni dei lagunari: “Siamo partiti fin dall’inizio come una delle maggiori indiziate, insieme a Parma, Reggiana e Pordenone che tutti, a ragione , credevamo non fossero da meno. C’è stato equilibrio – afferma Cernuto – ed il girone è stato avvincente nelle prime giornate, dato che tutte e quattro ci alternavamo in testa. Alla fine è venuta fuori la compattezza di squadra del nostro Venezia, che puntando sul gruppo ha prevalso senza appello sulle altre. Personalmente sono molto soddisfatto, perché è un onore essere stato protagonista di una storia così. Abbiamo fatto qualcosa di grande, non dimenticando che questa squadra partiva dalla Serie D. Il doppio salto in appena due stagioni – sottolinea – non è cosa da tutti, anche se la coppia Perinetti–Inzaghi qualche sospetto poteva farlo sorgere…”
Giorgio Perinetti e Filippo Inzaghi, appunto. Protagonisti di una fin troppo recente Serie A, il direttore sportivo e l’allenatore dei gialloneroverdi sono a loro agio anche lontano dal calcio delle Pay Tv. E pensare che fu proprio l’ex ds di Siena e Palermo ad atterrare sulle macerie del glorioso Leone Alato, interessandosi in prima persona delle sorti della società: “Ho vissuto lo scarto tra le due proprietà, dato che ero qui a Venezia quando la società era in mano ai russi. Dopo la stagione del fallimento – ricorda – non credevo che sarei mai potuto tornare qui, ma mi sbagliavo. Un giorno mi è squillato il telefono e mi ha risposto un uomo che diceva di essere Perinetti. La proposta da parte sua ha cambiato tutto ed ho subito capito che non avrei avuto molti dubbi. Ripartire in una situazione nuova, abbandonando la Serie A, – evidenzia – era la garanzia più forte che il direttore potesse offrire. Lo scorso anno, ad esempio, alcuni miei compagni partirono in ritiro senza firmare il contratto, ma dopo una semplice stretta di mano con lui: sono gli stessi con cui ho vinto il campionato qualche settimana fa.”
Nella scorsa estate fu appunto Pippo Inzaghi il colpo esploso da Perinetti, che puntò su uno dei simboli del calcio europeo per centrare il grande salto. In panchina la bandiera del Milan ha dato fondo alle proprie ambizioni nella veste di tecnico, in un mondo completamente nuovo: “Non capita spesso di ritrovare un campione vero in panchina. Per tutti noi è stata un’innovazione molto forte, – sostiene Cernuto – ma il mister si è dimostrato la migliore soluzione possibile per questa squadra. Attenzione però: il cambio di ruolo, l’esperienza in un contesto diverso da quello del gotha del calcio nel mondo non sono semplici da affrontare. Pippo Inzaghi ha vinto, come allenatore e come persona, quando ha saputo calarsi umilmente nella categoria e condividere con noi, sul campo, la sua idea di calcio. Come quando indossava gli scarpini – dice – ci mette tanta professionalità, ma soprattutto una voglia di vincere che non conosce ostacoli. Ancora adesso vi assicuro che ha il sangue agli occhi fino al 90’. Anche per lui, insomma, Venezia è una scommessa azzeccata, dopo l’esperienza da allenatore al Milan che lo ha segnato in quel periodo di crisi, pagato anche da Seedorf, Brocchi ed altri ancora. A Milano, dopo il ritiro, non poteva fare grandi cose, ma qui ha dimostrato quanto vale anche alla guida di una squadra”.
Francesco Cernuto, come altri calciatori messinesi, è cresciuto con indosso la maglia della Reggina, club egemone quanto al calcio giovanile rispetto alle concorrenti siciliane che ancora oggi faticano a coprire il gap col resto d’Italia: “E’ una cosa brutta da dire, ma purtroppo è la realtà che la nostra terra pecchi in questo senso. Sono cresciuto nel settore giovanile della Reggina – ricorda – e non credo che sarebbe potuto essere altrimenti. In Sicilia, all’epoca, non c’era nulla che potesse reggere il confronto con le giovanili amaranto e questo fa male per un siciliano. Io, Jacopo Dall’Oglio (centrocampista Brescia, ndr) e tanti altri facevamo navetta da Messina e siamo cresciuto aldilà dello stretto. L’unica speranza da nutrire è che si muova qualcosa, anche se so che il Catania sta facendo qualcosa in questo senso. Chissà che non si possa davvero vantare settori giovanili prestigiosi sulla nostra isola, ma attenzione alle strutture. Oltre le società solide servono quelle per poter sviluppare un progetto calcistico.”
Nelle scorse ore Cernuto ha quindi sottoscritto un nuovo contratto col Venezia, assicurandosi l’esordio in Serie B dopo le esperienze ai piani inferiori con Treviso ed appunto Reggina. Testa al futuro, dunque, ma non prima di qualche settimana di vacanza nella città del Capo: “Dopo quattro anni ci si sente a casa. Nelle ultime due stagioni, con la nuova proprietà, non ho avuto esitazioni ed oggi ammetto che sarebbe stato difficile distaccarsi, – afferma – cercando una società che potesse avere un profilo simile. Nel Nord Est si sta da dio, quindi vorrei starci ancora per un po’. Venezia – continua – è per tutti la città più bella al mondo. Il suo fascino, la sua storia, hanno attirato qui un presidente americano (Joe Tacopina, ndr), Perinetti, Inzaghi e l’attenzione di tanti, permettendo a noi calciatori di realizzare un sogno in una cornice fantastica che altri non potranno permettersi. Adesso però lasciatemi fare un salto nella mia Milazzo, la più bella che esista per me che non sono un turista, che Venezia la vivo da calciatore e che – racconta – faccio il conto delle ore che mancano per il prossimo aereo diretto in Sicilia. Questo rinnovo mi rende davvero felice, è quello che volevo. Adesso so che quest’estate la favola continua lì da dove la sto lasciando, da questa squadra e dalla “nostra” Serie B.”