“Concentrazione” è uno stile di vita più che una parola d’ordine. E Gennaro di Carlo lo ripete più volte, di essere concentrato. Forse desidera solo ricordare – a sé stesso? – di sapere quello che vuole, o forse è questo il suo modo di rinnovare la scommessa con Capo d’Orlando.
Lui, il coach, sottolinea quella strategia che ha portato a risultati straordinari. Oggi la rivendica, lascia intendere che è quella che ha cambiato le sorti del club e proprio ora, che è ad un passo dai playoff, è il momento migliore per guardare alle ragioni del successo. A due punti da Venezia ed Avellino, con una nomination per il titolo di “Coach of The Year”, infondo Di Carlo può anche sorridere e pensare che sì, stavolta è davvero in rampa di lancio.
Sarà lo stesso destino che – sulla panchina della Betaland – volle Meo Sacchetti conquistare i playoff alla prima esperienza da head coach in A1, o sarà uno scherzo verso quei santoni della pallacanestro che diedero il team siciliano come cenerentola della massima serie, i numeri parlano di un saldo quarto posto per i biancazzurri. Di Carlo non ha quindi dubbi sulla genesi della stagione dei record, coincisa con l’attuazione della linea europea a più riprese elogiata dalla società: “Assolutamente sì, è questa la strategia che ci ha premiato – esordisce il coach -. Eravamo comunque avvantaggiati, con una base di partenza che abbiamo collaudato nell’esperienza dello scorso anno. Ci siamo trovati bene con quel tipo di roster, con quel tipo di pallacanestro e ci era stato chiaro che volessimo sviluppare quel progetto. La costruzione della squadra ha tenuto conto di tutto questo e la convinzione in questo era massima”.
Tutto è insomma il premio di una “follia visionaria”. Il ds Peppe Sindoni ha tirato fuori dal cilindro un coniglio dietro l’altro e Capo d’Orlando ha trasformato quella visione del basket in una favola: “Non bisogna comunque dimenticarsi che il nostro è tra i budget più bassi della Serie A, se non il più basso. Ed è anche inutile – ammonisce – nascondere che dietro questa affermazione c’è stato un forte fattore di rischio. Abbiamo fatto delle scelte e tutto gira alla perfezione, ma pur con tutta la forza nelle nostre idee nessuno poteva dirci se andavamo incontro ad un fallimento. La differenza l’ha fatto lo stesso il sapere quello che volevamo, dato che onestamente un po’ di occhio ce l’abbiamo (ride, ndr), a partire da Peppe Sindoni che è l’esperto del nostro mercato.”
Ma quello di Gennaro Di Carlo, di quel coach che perse al suo esordio a Pistoia con 30 punti di scarto, è tra i nomi più quotati per il premio “Coach of The Year”. L’allenatore sgombra però il campo da sé stesso e punta il dito su una squadra data per spacciata, oggi come allora, che è in realtà la miglior sorpresa della Serie A Postemobile: “Nell’ultimo periodo mi viene posta spesso questa domanda. E’ come quando qualche mese fa – afferma – mi si prospettavano le Final Eight come l’obiettivo principe, con equilibri di classifica ancora troppo rigidi. Perché faccio questo paragone? L’importante credo sia non gettare lo sguardo troppo in qua e questo vale per le F8 quanto per me. Se l’Orlandina va bene, continua a crescere, se la mia esperienza diventa ancor più positiva, di certo non mi meraviglierò se arriverà questo riconoscimento. Sarebbe meraviglioso, – dice – ma oggi sono concentrato solo perché questa squadra centri i playoff. Lo diciamo sempre, sognare non costa nulla e dobbiamo far sì che le sfide di questa stagione siano un trampolino per la prossima. Vuol dire che il nostro sogno proibito è Capo d’Orlando in Europa, se ci abbiamo davvero preso gusto a fissare sempre più in alto i nostri obiettivi”.
E sul primo tabellone, quello della Coppa Italia, l’Orlandina si è inceppata a novanta secondi dalle semifinali, contro una cinica Reggio Emilia che ha fatto valere la propria esperienza sul punto a punto. Una lezione, questa, da non dimenticare in caso di accesso agli spareggi scudetto: “Le gare in-out sono tutta un’altra storia. Cambia tanto rispetto alla regular season – commenta Di Carlo – ed il quarto di finale di Rimini me lo ha ricordato, stavolta alla prima da capo allenatore ad una Final Eight. Quest’esperienza la tengo utile e la ripescherò subito se dovessimo fare i playoff, così come la squadra. E’ servita tanto anche ai ragazzi, che hanno impressi le emozioni, il disappunto, la tristezza che tutti abbiamo percepito subito dopo la gara contro la GrissinBon. Quella sconfitta deve essere uno stimolo per noi – chiarisce – non solo in caso di playoff, ma ogni settimana”.
Domenica, al PalaFantozzi, arriva la Juve Caserta. E’ la sfida tra passato e futuro di coach Di Carlo, che sente l’odore della preda ed in caso di vittoria vedrebbe la sua Betaland salire a 28 punti, a -2 da quella quota 30 che lui stesso identifica con l’accesso ai playoff, quelli che guarda caso Capo d’Orlando cominciò a rincorrere proprio dalla campania: “Dopo la gara di andata – ricorda – andai in sala stampa a dire, per la prima volta, che questa squadra poteva ambire alle prime posizioni. Mi sa che quello che avvertivo era concreto e che a questo giro, con gli stessi avversari, abbiamo tante certezze in più. Ci sono in ballo due punti che accorcerebbero notevolmente il countdown per i playoff. Caserta – continua – richiama tutta la mia crescita da allenatore ed al PalaMaggiò l’emozione si è fatta sentire. Alla palla a due però svanisce tutto, arriva la concentrazione e comincio a sbracciarmi per far sì che sul parquet i ragazzi sentano il mio apporto”.
Intanto è atteso il rientro di capitan Nicevic e dopo la partenza di Zoltan Perl si cerca un altro rinforzo. Quanto alle sue caratteristiche, in casa Orlandina ci si è schiariti le idee e pare la soluzione non sia poi così distante: “Innanzitutto stiamo attenti a quello che succede in squadra. Abbiamo un’esigenza – dichiara – anche se le dinamiche che ci consigliano o meno di fare un innesto cambiano continuamente. Teniamo comunque presenti i numeri ed intervenire adesso ci aiuterebbe, ancora una volta, se dovessimo andare ai playoff e servisse giocoforza più libertà sulle rotazioni. In buona sintesi cerchiamo un cestista che stia nel posto guardia o di ala piccola, ma che possa andare anche a fare il n.4, il mezzo lungo, quando gli è richiesto. Su questo identikit – assicura – abbiamo un ampio ventaglio di scelte, preferendo chi può darci pericolosità dal perimetro”.
Perl non è il primo cestista ad essere valso una plusvalenza al club, che a dicembre fece jackpot con la cessione (onerosa) di Bruno Fitipaldo. Il talento uruguaiano fa ancora parlare di sé in Europa e Di Carlo non nasconde la sua gratitudine per il playmaker del Galatasaray, prima firma sull’impresa ancora in corso: “L’ho sentito una sola volta. Gli impegni – afferma – sono impegni e so cosa vuol dire fare l’Eurolega da quando la affrontai con Roma. Il tempo per pensare ad altro che non sia la propria squadra è davvero poco, ma è rimasto un gran rapporto con Bruno. Ci aggiorneremo sicuramente quest’estate. Mi ha dato tanto, ci ha dato tanto e del quale porterò sempre un gran ricordo. Con lui abbiamo cominciato questa straordinaria cavalcata, che adesso prosegue – dice – con un altro straordinario giocatore che si chiama Nikola Ivanović“.
Ed a gennaio coach Gennaro Di Carlo ha firmato il suo secondo contratto da head coach con la Betaland, che lo terrà in panchina fino al 2019. Questa, dice lui, è la sfida che esalta, ma non c’è davvero nessuna proposta indecente che potrebbe spingerlo ad un ripensamento? “Faccio fatica a rispondere – dice -. Sono talmente concentrato sulla mia crescita, sulla mia formazione, quanto sul percorso di questo club e dei giocatori che non penso ad altro. Anzi, col rinnovo mi sono tolto un peso. Il contratto firmato due mesi suggella un impegno vero, quello di poter dare ancora tanto a Capo d’Orlando e di poter continuare ad apprendere qui, dove voglio. Ad oggi – conclude – non vedo niente di più stimolante che portare questa squadra ai playoff e garantirci tutti insieme un posto ad un livello internazionale”.