Dopo l’annuncio dello stop a 42 anni: “Basta coi miei tiri ignoranti, ora famiglia e gommone. Memorabile l’argento olimpico. E senza stelle Nba… Ho cominciato a pescare a Barcellona: ora vado a tonni”
“Ero arrivato ad un punto che non sopportavo più i ritmi frenetici dell’attività agonistica: allenamenti, viaggi, lo stress della partita. Adesso mi sveglio e non ho il pensiero, la fretta di arrivare puntuale al palazzetto, è finalmente un’altra vita, sto benissimo”. Gianluca Basile, 42 anni, di cui la metà vissuti sul parquet a bucare la retina, dopo quasi 10 mesi dalla sua ultima partita (4 maggio 2016, Orlandina-Pistoia), non ha assolutamente nostalgia della palla a spicchi: “Ho spento la macchina, non si va più da nessuna parte, ormai sono in vacanza”. Ride il Baso (giovedì premiato dalla Fip a Rimini), passeggiando sul lungomare di Capo d’Orlando, luogo dove è rimasto a vivere con la famiglia. “Il tempo tiene, c’è un mare perfetto – scruta l’orizzonte come a cercare un’ispirazione – domani (oggi, n.d.r.) con il gommone vado a pesca, ora comincia il bello. Qui in Sicilia per 10 mesi l’anno si può andare per mare, è fantastico”.
Com’è nata la passione per il mare per la pesca, in mezzo a tanto basket?
“Sono nato a Ruvo di Puglia a 15 km dal mare, mio padre andava a polpi e ricci, l’estate era sole e mare. A Barcellona ho cominciato a pescare tra una fisioterapia ed una seduta di palestra, quando sono rimasto fermo per un infortunio. La mia prima battuta di pesca al tonno con Pete Mickeal, anche lui fermo ai box. Quel giorno non prendemmo niente, però mi appassionò al punto che ritornato in estate a Ruvo, comprai un gommone. Ora lui vive con me a Capo d’Orlando, in una zona tra Salina e la costa siciliana – il Baso guarda le Isole Eolie ed indica un punto del mar Tirreno – lo scorso anno ho catturato un tonno dalle dimensioni incredibili. Una giornata fantastica, così come quando con Jasaitis, riempimmo lo scafo di pesci, lui si lamentava perché lo riteneva troppo stressante, un lavoro”.
A Barcellona (204 partite e 1.207 punti) tante vittorie: sono stati gli anni più belli della sua carriera?
“Sei stagioni in uno dei primi club al mondo. Ho vinto tutto: campionato, Eurolega, bellissimo. Ho anche ricordi piacevoli a Reggio Emilia, Cantù, Milano, i sei anni e mezzo con la Fortitudo con lo scudetto. Ma anche a Capo. Direi che ogni posto mi ha dato qualcosa ed io ho lasciato qualcosa”.
Lo stesso discorso vale per la Nazionale?
“Avevano da poco smesso Myers, Fucka e Meneghin con il terzo posto all’Europeo e nessuno avrebbe scommesso sulla nostra squadra qualificata all’Olimpiade di Atene. Non avevamo giocatori da Nba, ma eravamo un gruppo “tutti per uno, uno per tutti”. Finimmo alle spalle dell’Argentina, memorabile. In Grecia ho disputato la più bella partita della mia vita: la semifinale contro la Lituania: 7/11 da 3, tiravo da ogni parte e segnavo, una favola”.
La Nazionale di oggi dove potrà arrivare?
“I ragazzi non sono riusciti a trovare la chimica giusta. Sono andati vicino due anni fa all’Europeo, battuti nei quarti dalla Lituania, ma sono convinto che alla fine raggiungeranno un risultato prestigioso, sono giovani e amati dal pubblico”.
Campionato: vincerà Milano? La “sua” Orlandina dopo le Final Eight di Coppa Italia centrerà anche i playoff?
“Milano è favorita, ma occhio a Reggio Emilia. L’Orlandina è stata lungimirante, ha cambiato politica passando dal mercato americano a quello europeo: vincendo tutte le gare in casa sono certo che andrà ai playoff”.
Il “tiro ignorante” va ufficialmente in pensione, ma il futuro di Basile?
“Sì, niente più tiri ignoranti – ride di gusto – adesso voglio dedicarmi alla famiglia, in 21 anni l’ho un po’ trascurata. Poi c’è il gommone, quei 225 cavalli della Honda che hanno bisogno di essere domati”.
Intervista di Salvatore Pintaudi – Gazzetta.it