Da Livorno dritti giù verso Messina. E poi di nuovo su: dal “San Filippo” al “Picchi”, dalla C1 verso la Serie A e le stagioni dei record. Erano gli anni dell’idolatria di una piazza, gli anni di uno di quei film per cui non basta un protagonista. Ne servono due, please: due “gemelli del gol”, che è fin troppo semplice scomodarli per raccontare Igor Protti e Cristiano Lucarelli.
E loro, di gol, ne hanno fatti insieme ben 53 in una sola stagione. Si sa però che prima o poi finisce il tempo delle esultanze sotto la curva e ne comincia un altro, in vesti diverse. Tra Livorno e Messina l’importante è solo lasciare che la storia si ripeta e che – stavolta – le parti siano invertite. Di Lucarelli, che in riva allo Stretto c’è finito 27 anni dopo l’amico, ne abbiamo parlato proprio con Igor Protti, attuale club manager del Livorno ed attaccante che vestì la biancoscudata tra il 1989 ed il 1992.
Da Messina l’attaccante riminese passò infatti prima di vincere – come solo Dario Hübner – la classifica marcatori in Serie A, B e C1, chiudendo la carriera proprio in Toscana accanto al tecnico che adesso guida i peloritani e twitta da novello comandante Smith su un Titanic che si chiama ACR Messina: “In Italia tutti sanno cos’è Messina, – esordisce Protti ai nostri microfoni – tutti sanno quanta passione c’è e questo prescinde dal momento attraversato dalle società. Cristiano sapeva fin da subito che lavorare in riva allo Stretto sarebbe stato impegnativo: ha preso al volo quest’occasione perché sa che ne varrà la pena. Ci legano amicizia e stima reciproca. Ci sentiamo spesso per tanti motivi, ma quello principale resta il calcio. Lo scorso anno abbiamo lavorato insieme, ma sono contento di come si siano evolute le cose. Sembra quasi che ci siamo divisi due città che amo – rivela -. Non posso dimenticare nulla dei tre anni passati a Messina sono e sono felice che Cristiano abbia l’occasione di lavorare sotto un vessillo di grande prestigio come quello biancoscudato. Certo, sento dire che le difficoltà non sono poche, anche se il nome Messina farebbe pensare a ben altro. So che però, per suo carattere, le situazioni difficili possono portare Cristiano ad esaltarsi: è un combattente, – afferma – uno che non si abbatte. So che non si piange mai addosso ma piuttosto si spende in prima persona per trovare delle soluzioni, anche dove dovrebbero pensarci altri. Un esempio, da quel che so, può essere quello dei campi di allenamento. So che spesso non deve solo fare il mister, ma anche occuparsi di questioni così ed avrà ovviamente un carico di lavoro notevole sulle spalle. Sono convinto che sia la persona perfetta per lavorare in questa situazione”.
E forse nessuno meglio di Protti può parlare di Lucarelli come allenatore, avendolo scelto in quella che resta fin qui la sua unica esperienza da direttore sportivo, sempre in Lega Pro ma in un contesto completamente diverso: “Tuttocuoio è una realtà unica nel suo genere – dice riguardo la scorsa stagione -. E’ difficile, se non impossibile trovare una squadra di terza serie che rappresenti un paese di tremila abitanti o poco più. Sia io che Cristiano abbiamo sempre giocato in città molto grandi, con un blasone di ben altro tipo e questa è stata un’esperienza nuova. I risultati sono stati straordinari. Abbiamo raggiunto una salvezza – racconta – che è stata festeggiata come avessimo vinto il campionato. Lo abbiamo meritato in pieno ed è un punto d’onore nel curriculum di ciascuno”.
Come Lucarelli anche Igor Protti si è abilitato anni fa ad allenare, ma dopo essersi formato non ha mai avuto la tentazione di sedere su una panchina. In questo caso sono però le motivazioni a marcare la differenza con l’ex compagno di reparto: “Cristiano è caratterialmente simile quanto diverso da me. La voglia di allenare lui l’aveva dentro, basti pensare che appena ha smesso col calcio giocato ha subito pensato a quello – riflette -. E’ partito dalle giovanili del Parma ed ha anche vinto uno scudetto. Avere le idee molto chiare è stata davvero la sua forza. Ha fatto una scelta di vita marcata, che non tutti riescono a fare. Io ad esempio ho messo di giocare nel 2005 e nei cinque o sei anni successivi il calcio l’ho visto solo in TV. Lui invece non si sarebbe mai fatto portar via dal campo”.
Ma parlando di sé, “lo Zar” adesso è tornato a Livorno, anche se in tempi ben lontani da quelli d’oro: “Sono tornato qui dopo dodici anni – dice Protti – ed ho fatto una scelta forte, firmando un biennale. Livorno viene da due retrocessioni in tre campionati. Non nascondo che ritenevo ci fossero solo macerie ed effettivamente avevo ragione. La ricostruzione dovrà essere breve, anche se non abbiamo la bacchetta magica, ma già quest’anno puntiamo alla promozione. Ci giocheremo la B fino all’ultimo secondo dell’ultima partita, ma non faremo drammi se non riusciremo ad andare in cadetteria. Sarebbe già un successo- dice – aver cementato una base solida da cui ripartire l’anno prossimo con lo stesso obiettivo”.
Dopo aver lavorato da direttore sportivo, Protti ha cambiato veste, rispondendo più ai suoi desideri ed al suo carattere vestendosi dei panni del club manager: “Il mio compito è stare quotidianamente a contatto con allenatore e giocatori, per poter trasmettere loro i valori necessari per chi fa questo sport. Parlo – spiega – di senso di appartenenza, spirito di sacrifico, rispetto della maglia, rispetto reciproco, unità di intenti: sono tutti elementi che ti portano dentro la logica giusta per vivere il calcio, che prima di tutto è una questione di squadra. Aver fatto il calciatore professionista per 21 anni mi aiuta anche a capire quelle che sono le dinamiche interne ad uno spogliatoio. Mi capita di notare sul nascere situazioni che potrebbero diventare problematiche, che col mio intervento – aggiunge – cerco di risolvere con largo anticipo prima che possano nuocere a qualsiasi equilibrio. E’ per questo che la mia giornata tipo non esclude consigli da un punto di vista tecnico, organizzativo o di altro genere. Quella del club manager è una figura completa, sicuramente quella che mi piace di più”.
E sul ricordo più bello della carriera da calciatore, possibilmente degli anni condivisi con Lucarelli? Beh, riagganciandosi allo spirito di squadra Protti non ha dubbi: “I ricordi più belli li lego, oltre che a Cristiano, a Richard Vanigli e Alessandro Conticchio, miei compagni in amaranto ed anche nello staff del Tuttocuoio. Sono due persone per bene, due cari amici che anche a Messina lasceranno un buon segno. Lavorano dietro le quinte, si vedono poco, ma posso assicurarvi che sono fondamentali”.