Angelo Massone non ha molti estimatori, anche perché nell’era del web chi ha raccolto più dissensi che consensi nel corso delle sue avventure calcistiche è inevitabilmente costretto a fare subito i conti con il passato. E Messina, dopo l’asta fallimentare del FC, dalle cui ceneri è nato nel 2009 l’ACR, è già rimasta scottata troppe volte, dai vari Di Mascio e Santarelli, per cui attende fatti concreti (e denaro cash) prima di esaltarsi per gli annunci, come quelli che hanno caratterizzato l’inusuale conferenza stampa dell’avvocato campano, in collegamento dagli Usa con il “Franco Scoglio”.
Eppure, tra i consulenti indicati da Massone, un nome di tutto rispetto è quello del giornalista Marcel Vulpis, direttore di SportEconomy, responsabile nazionale per lo Sport di Scelta Civica, il partito dell’ex premier Mario Monti, analista economico spesso ospitato dalle principali emittenti nazionali. “A Massone ho dato una disponibilità di massima a ricoprire il ruolo di consulente marketing e relazioni esterne dell’ACR, se davvero completerà l’acquisto del club. Mi trasferirei volentieri in Sicilia anche perché nel 2007 “SportEconomy” divenne la prima agenzia giornalistica europea a sponsorizzare un club di serie A, il Messina appunto, in occasione della gara con l’Udinese al “Friuli”. A gestire il club era la famiglia Franza. Sul campo, nella nebbia, la decise Iaquinta, io conservo ancora la maglia dei giallorossi, per i quali nutro quindi grande simpatia”.
Stupisce un po’ che un professionista di riconosciuta fama abbia detto sì a Massone. Vulpis non si scompone: “Non è affatto il bandito che è stato descritto, anche se ha un carattere particolare. Ha commesso degli errori, ma sarò il suo “advisor”, anche perché se ci metto la faccia non voglio poi fare brutte figure. Vuole recuperare credibilità, consapevole del giudizio mediatico già espresso su di lui”.
Il vero nodo della questione sono i tempi. Il mercato volge al termine e i professionisti incaricati da Massone, Silverio Magno ed Eugenio D’Amico, hanno appena iniziato a visionare i documenti contabili del club: “La priorità sono i conti. La “due diligence” è strategica, anche se spesso chi le attiva non è mai contento come lo era prima. Ho seguito giornalisticamente l’acquisto del Pisa, dove si è arrivati alla chiusura dell’operazione nonostante una situazione delicatissima e dopo sei mesi di trattative. Se lo stato di salute dell’ACR non fosse sufficientemente positivo, ed in particolare se i potenziali ricavi fossero di molto inferiori alle uscite, l’operazione sarebbe a rischio. Il mercato? Con i conti in disordine non sarebbe decollato comunque”.
Vulpis, che lunedì incontrerà a Roma Massone, si appella all’attuale proprietà: “Auspico la massima collaborazione da parte loro. Ci sono stati dei ritardi nella trasmissione della documentazione ma Angelo è consapevole che bisogna stringere i tempi. Ha indicato la data del 10 febbraio come termine ultimo ma, completate le analisi, dirà subito se l’acquisto potrà andare in porto, ufficializzando l’offerta definitiva e le modalità di pagamento, legate al graduale acquisto delle quote”. A scaglioni, dovrebbe infatti salire da un iniziale 30% fino alla maggioranza.
Cosa porta un analista di economia dello sport al fianco di Massone? “Ci siamo conosciuti due anni fa. Lui ha una grande passione ma non è mai stato abituato a lavorare in team, era troppo individualista. L’ho affiancato nel corso della sua ultima avventura in Romania, anche se in una fase in cui era tutto già compromesso. Era una situazione particolare, compromessa anche dalla precedente curatela fallimentare del club”.
È davvero ipotizzabile il suo approdo, in una piazza che già lo contesta a suon di striscioni? “È consapevole che partirebbe da -10. Non lo amano, credono che farebbe soltanto casini. Ed anche l’imprenditore newyorkese che lo affianca, Jacob Golan, è molto amareggiato per la tiepida reazione della piazza”.
Se davvero il passaggio di consegne andrà a buon fine, di cosa si occuperà Marcel Vulpis? “Va rilanciata l’immagine del Messina, del quale non si parla in modo positivo e non certo per colpa di Massone. Vanno riallacciati i rapporti con Istituzioni, imprenditori e tifosi, che si sono allontanati e che invece almeno in parte devono supportarlo. Un esempio concreto, anche se parliamo di una squadra rivale. La Reggina di Lillo Foti quando navigava e bene in serie A aveva un record a livello nazionale: il 97% degli sponsor erano legati alla sua provincia. Soltanto così si può ripartire, mentre dalla B in su si possono attrarre grandi marchi da fuori”.
Scartata la proposta avanzata da Franco Proto, in conferenza stampa Stracuzzi annunciò che sarebbero state percorse altre vie, che avrebbero garantito maggiori introiti economici. Ad alimentare dubbi, anziché fugarli, anche nel caso di Massone, la ritardata trasmissione dei bilanci. Un grande classico, che va avanti ormai da anni e sinceramente non appassiona più nessuno. Ed allontana tutti i potenziali acquirenti, affidabili o meno.