“A recuperar palloni, nato senza i piedi buoni”… o forse no. Certo, la vita da mediano, quella cantata da Ligabue, tocca anche a Jacopo Dall’Oglio. Lui però, da centrocampista moderno, dinamico ed aggressivo quanto serve, di qualità dentro gli scarpini ne ha da vendere. Visione di gioco e calcio mortifero anche su distanze da cecchino gli hanno infatti permesso di tornare protagonista: ancora in Serie B, ancora nel Brescia e scusate, se si è fatto aspettare.
Sì, perché la “Rondinella” – chiamano così i biancoblù bresciani – che ha spiccato il volo da Milazzo verso la Lombardia, è scesa di nuovo sui campi della serie cadetta solo dieci giorni fa: “Sono passati più di sette mesi da quando mi sono fatto male – racconta Dall’Oglio ai nostri microfoni -. Sapevo fin da subito di dover aspettare più o meno questo tempo, perché la lesione che ho riportato al legamento crociato comporta tempi di recupero che non è possibile contenere”.
L’infortunio risale appunto a fine aprile quando – alla sua 60esima presenza in B, coronata da un gol – il centrocampista uscì malconcio dal terreno di gioco. Due settimane fa mister Brocchi ha deciso di gettarlo nella mischia per un quarto d’ora contro il Novara, poi il gran ritorno da titolare: “In questo momento la presenza di Latina è una conquista.
Ho dato tutto quello che avevo – dice – e nel primo tempo ho speso molte energie. Nella ripresa ero un po’ in riserva, ma ho resistito e chiesto il cambio quando ero ormai bloccato dai crampi. Non credevo di aver resistito fino al 57’ – rivela -. Abbiamo bruciato le tappe con il recupero, ma lo ammetto: in settimana mi sono preparato a questo ritorno in campo dal fischio d’inizio. Il mister mi ha provato spesso in allenamento, quindi non mi ha colto impreparato. Ho avuto dubbi fino al sabato, perché mister Brocchi è così, non ti dà mai certezze assolute, ti tiene sempre attento. Ci dice sempre che sceglie chi corre e si impegna di più … e stavolta mi sa di averlo messo difficoltà (ride, ndr)”.
Queste due presenze lasciano quindi ben sperare Dall’Oglio per il 2017 ma, dopo tre gare senza vittoria ed un girone di andata con soli 5 successi in 19 partite, i biancoblù hanno due chance durante le feste per rialzare la cresta: “L’impegno di sabato con la Pro Vercelli va sfruttato al meglio – dice -. Ci sarà l’atmosfera giusta per questa vigilia di Natale al “Rigamonti”, a casa nostra. Sono a due punti da noi ed è nostro compito tenerli a distanza e garantirci un Natale sereno. Trapani invece è una trasferta piena di insidie. Sono un’ottima squadra – afferma – e come tutta Italia non mi spiego com’è possibile che siano lì sotto. Ho vissuto un’esperienza simile, nella Reggina che ai tempi è retrocessa, quindi so cosa vuol dire. Anche se è difficile il calendario mi ha aiutato. Scendere in Sicilia venerdì 30 vuol dire passare il capodanno a Milazzo” – scherza -.
Quest’anno sulla panchina dei lombardi siede un certo Cristian Brocchi. Dalla panchina del Milan a quella del Brescia di mezzo c’è l’A4 e tanta, tanta storia ma il centrocampista non ha dubbi sul futuro del suo tecnico: “Il mister ha tanta fame. Brescia è un banco di prova per lui, – avvisa – oltre che un’occasione per crescere. Ci trasmette tutte le sua ambizione, oltre alla grinta che aveva anche da calciatore. Sta lavorando molto bene a mio avviso e poi con lui non ci si annoia mai. Lavoriamo divertendoci ed io gli sono grato per quello che ha fatto durante la mia riabilitazione. Mi ha motivato spesso, mi ha detto qualcosa di positivo e mi ha caricato ogni giorno. Mister Brocchi ha vinto due Champions League, – continua – ha già fatto con umiltà la gavetta che serve in questi casi: la Serie A è la sua categoria, anche da tecnico”.
E se il Brescia è “tanta roba” non è solo merito del suo allenatore. Dall’Oglio condivide lo spogliatoio con capitan Andrea Caracciolo – che in biancoblù ha segnato 157 reti -, con Michele Arcari che resta tra i pali anche a 38 anni e non è finita qui: “Andrea è un amico – dice di Caracciolo -. Usciamo spesso insieme, è un ragazzo di ottima compagnia anche lontano dal campo. E’ un grande professionista ed i suoi consigli, col tempo, si sono rivelati molto utili. Arcari è come fosse un padre, è di vitale importanza per questo spogliatoio. Un altro valore aggiunto è anche Giampiero Pinzi. E’ un lusso per noi – afferma – avere in squadra un calciatore con 400 presenze in Serie A ed è raro che gente come lui scenda nella serie cadetta invece che chiudere la carriera in A”.
Alzare l’asticella delle ambizioni è quindi legittimo: “Tutta questa è gente che ha sposato il progetto Brescia con convinzione, che ne ha fatto una grande squadra. Con loro – dice – spero sia un 2017 splendido e perché no, che il girone di ritorno ci porti in dote anche i playoff. Per me sarebbe un sogno giocarli”.
Il calcio, per i Dall’Oglio, è una questione di famiglia. In Serie D c’è Maurizio, difensore centrale e fratello maggiore di Jacopo, che ha trascina l’Igea Virtus in testa alla classifica anche con 4 gol in 16 presenze da titolare: “Ci sentiamo tutti i giorni, lo seguo da vicino – ci confida -. Mi ha detto che a Barcellona si trova bene, che nello spogliatoio c’è un ottimo clima. Ho visto i filmati di 2-3 sue tre partite in casa e, devo essere sincero, non me lo aspettavo così. E’ migliorato tanto – commenta -. Non mi aspettavo potesse fare il trascinatore, né questi quattro gol solo nel girone d’andata. Spero che l’Igea possa vincere il campionato in modo tale che Maurizio possa regalarsi l’esordio in Lega Pro”.
Quindi in fondo al cuore c’è Milazzo, la sua città ed anche quella squadra che è stata spesso difesa dai suoi amici: “Ho incontrato domenica Gaetano Salmeri, il fratello di Marco e mi ha detto che avrebbero giocato in casa questa settimana. Purtroppo non riesco a seguire molto i rossoblù – spiega – perché la testa è tutta per il Brescia. Il cuore, però, almeno in parte è sempre nello stadio che hanno intitolato a “Marchitto”. Tifo per il Milazzo e gli auguro di tornare prestissimo nel posto che merita: il calcio professionistico”.