Lontano da porte ed aree di rigore non riesce proprio a stare. Lui, che sulla dannata missione di difendere 7 metri e 32 ha scritto dieci anni di storia della Juventus, ama “solo” allenare i portieri. E, qualche settimana fa, la storia di Michelangelo Rampulla – quella di un ragazzino partito da un campo di provincia e finito sul tetto d’Europa – è ricominciata dall’ennesima scommessa: aiutare Marcello Lippi a trascinare la Cina sui palcoscenici del calcio mondiale.
Il 22 ottobre ha così avuto inizio la nuova avventura dell’ex portiere nativo di Patti, membro dello staff tecnico della nazionale cinese dopo l’esperienza allo Guangzhou Evergrande, dove nella stessa veste conquistò tre scudetti ed una Champions League asiatica: “Lavoriamo qui da poco più di un mese, – ci racconta Rampulla – ma siamo già entrati nel vivo del nostro incarico. Abbiamo notato dei miglioramenti subito, nel giro di qualche seduta e si è raccolto anche un buon risultato nella prima gara (0-0 in casa contro il Qatar, ndr). I ragazzi ci hanno messo personalità e questo è un buon punto di partenza per crescere da un punto di vista tecnico. Ci vorrà del tempo per spostarci su un altro livello, però è questa la nostra sfida. Siamo avvantaggiati dall’aver lavorato qui per tre anni: conosciamo i calciatori che alleniamo, sappiamo qual è il carattere di ognuno”.
Per portare la Cina ai prossimi mondiali servirà un miracolo,vista l’ultima posizione nel gruppo di riferimento dopo cinque turni, ma Lippi non ha fatto le nozze con i fichi secchi. La Federcalcio ha infatti pensato un programma forte, quasi con un tratto politico per il ct di Viareggio: “La Cina ha tanta sete di calcio. Nel paese a tutti interessa che questo sport sia ancora più radicato – commenta – ed anche il governo ha scoperto come un calcio di prestigio possa diventare un fattore trainante per l’economia, oltre che per tanti altri settori. Ci sono investimenti massicci su questo capitolo da parte dei singoli club, della federazione o dai vari ministeri, che puntano ad esempio dalle scuole. Il programma di Lippi non è solo una questione tecnica. A questo disegno è appeso lo sviluppo del calcio in Cina, partendo dalla nazionale U21 e dalle altre. Quanto a Russia 2018 la classifica non ci dà una mano, ma la federazione ha intenzioni chiare e si sta preoccupando più di un progetto a lungo termine”.
La migrazione di talenti dall’Europa verso Pechino e dintorni non ci sorprende più, ma è davvero la Cina la nuova frontiera del calcio? “Un bacino di utenza di un miliardo e quattrocento milioni di persone ti induce a credere questo. Se i cinesi – risponde Rampulla – si impegnano seriamente, come stanno facendo, hanno potenzialità uniche. Inoltre c’è anche un dato economico che pende tutto ad oriente ed è naturale che anche calciatori che fanno la differenza nelle competizioni europee preferiscono spostarsi e guadagnare di più. I club cinesi non avranno il prestigio di Juventus, Real Madrid o Barcellona, ma è un dato di fatto che gli equilibri stiano cambiando e che il calcio che si gioca lontano dall’Europa vanti una visibilità che solo qualche anno fa praticamente non esisteva né era immaginabile”.
Secondo i giornali Marcello Lippi – che guadagnerà 4,5 milioni di euro l’anno – l’avrebbe scelto direttamente il presidente della repubblica Xi Jinping, deciso a puntare su un modello tecnico di successo. Quello a cui il 26 novembre la Gazzetta dello Sport ha dedicato la prima pagina – col titolo “Juve DNA vincente” – proponendo un approfondimento su Massimiliano Allegri ed i tre allenatori dal passato bianconero che guidano Chelsea, Real Madrid e Spartak Mosca, tutte in testa nei rispettivi campionati: “Negli anni ’90 e nei primi anni 2000 la Juve ha fatto ”scuola”. Disputare 4-5 finali tra Champions League e Coppa UEFA, quando la Coppa UEFA contava ancora qualcosa, credo basti a spiegare cosa è stato questa squadra – commenta-. Il lavoro della Juventus di quegli anni ha una valenza enorme nella storia del calcio. Ritengo che non ci possa essere una persona più contenta delle leadership di questi tre allenatori se non mister Lippi, che li ha avuti come giocatori. Non posso dire che lo abbiano copiato (ride, ndr), ma chiunque va in panchina attinge alla propria esperienza personale e quindi rielabora anche lezioni degli allenatori con cui ha lavorato. Zidane, Conte, Carrera sono tecnici pienamente affermati e di sicuro quella Juve lì ha avuto una sua influenza sulla loro carriera in panchina”.
Rampulla in quella formazione giocò per dieci stagioni (dal 1992 al 2002), dopo la gavetta in Serie B con Varese, Cesena e l’esordio in A con la Cremonese dopo la storica promozione. Le origini rispondono però al nome della Pattese, allora divisa tra Promozione e Serie D. Lì Rampulla fu prelevato a soli 18 anni, nel 1980. Non era la storia di Gigio Donnarumma, ma quella di un calcio scalabile che guardava ai dilettanti, : “La fortuna di un calciatore che viene da un settore giovanile di società dilettantistiche – racconta – può essere solo quella di avere intorno delle persone valide. Io ho avuto accanto a me gente molto preparata, fin dai primi anni della mia carriera. Ricordo come fosse ieri il professore Santospirito, Pippo Torre, che affrontavano il calcio con grande serietà. Poi sta sempre al ragazzo sapere cosa vuole, impegnarsi sempre. Ci vuole anche un po’ di fortuna, ma queste componenti non possono proprio mancare per far e calcio bene e prendersi delle soddisfazioni”.
E sul suo futuro Rampulla, che prima della chiamata dalla Cina è stato presidente della Cremonese, non ha dubbi. “Michele”, come lo chiamano gli amici della Patti che torna a trovare spesso, si vede ancora lì, sul campo: “Non è un caso che dopo il ritiro dal calcio giocato abbia iniziato il mio nuovo percorso dal settore giovanile della Juve, – commenta – passando presto in prima squadra. Non mi sono fatto mancare degli incarichi dirigenziali, è vero, ma dopo tanti anni passati sul campo, all’aria aperta, sono certo che è meglio allenare, stare a contatto coi giovani piuttosto che sedere dietro una scrivania. Anche da dirigente ho guadagnato gratificazioni enormi, ma il rettangolo verde è sempre tutta un’altra cosa”.