In casa ACR Messina la quantificazione delle pendenze arretrate è stato da sempre uno dei principali ostacoli alla conclusione delle trattative volte all’eventuale cambio societario. E un’ulteriore conferma è arrivata in questi giorni da Roma, dall’udienza alla quale ha partecipato anche il presidente Stracuzzi. Dalla stagione 2009/2010 si trascina infatti la querelle con Oberto Petricca, ex procuratore di Arturo Di Napoli, che stipulò con l’allora vicepresidente esecutivo giallorosso Andrea Pecorelli un contratto per lo sfruttamento dei diritti d’immagine di “Re Artù”. Una stipula anomala, dal momento che in serie D una simile fattispecie non è neppure prevista dai regolamenti.
In seguito l’agente sportivo ha chiesto all’ACR il riconoscimento di una parcella da ben 89.000 euro. La notifica del decreto ingiuntivo fece andare su tutte le furie l’ex presidente Pietro Lo Monaco, che non a caso all’epoca annunciò l’intenzione di volere lasciare un club gravato da troppi debiti. Eppure, nell’estate 2015, all’atto della cessione della società, questa passività non venne contemplata tra quelle ereditate da Stracuzzi e i suoi soci, che fecero affidamento sulle rassicurazioni dell’attuale massimo dirigente del Catania, per il quale i debiti erano circoscritti a quota 712.000 €. I bilanci depositati presso la Camera di Commercio certificano che in realtà il “rosso” era praticamente pari al doppio.
Per l’attuale proprietà la buona notizia è che il Tribunale Civile di Roma ha sospeso l’efficacia del titolo esecutivo vantato da Petricca e quindi le casse del club peloritano hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. La mancanza di una controfirma e l’inamissibilità delle prove presentate dalla controparte sembrano infatti dare ragione al Messina. Martedì mattina il presidente Natale Stracuzzi è stato interrogato formalmente e la causa è stata poi rinviata a dicembre. La decisione definitiva non dovrebbe arrivare quindi prima del 2017.
Dopo la rinuncia alle prestazioni di Giovanni Villari e Giuseppe Melazzo, il contenzioso civile è stato riaffidato all’avvocato messinese Alessio Robberto, che fu già legale del club tra il novembre 2012 e l’estate del 2015. Robberto conosceva le pratiche del caso Petricca e Villari e Melazzo, con grande correttezza, gli hanno prontamente trasmesso i relativi incartamenti.
Tutte le questioni legate invece al diritto sportivo, come il ricorso contro la paventata penalizzazione per la doppia fideiussione a garanzia dell’iscrizione, sono state invece affidate al collega campano Eduardo Chiacchio. In attesa di schiarite societarie e di qualche risultato positivo sul campo, il Messina è chiamato insomma a spendere energie e denaro anche in tribunale. Un destino beffardo per una società nata in un’aula giudiziaria, nel marzo 2009, da una costola del FC dei Franza, che non è mai riuscita ad affrancarsi del tutto da gestioni poco trasparenti.