Chissà cosa avrà pensato Vincenzo Nibali quando, dopo 52 giri, Elia Viviani, fino a quel momento dominatore assoluto nell’omnium di ciclismo su pista, all’Olimpiade di Rio de Janeiro, è caduto rovinosamente a terra.
A 108 giri dalla conclusione dell’infinita corsa a punti decisiva, Park Sanghoon si è urtato con Cavendish e l’azzurro non ha potuto evitare di rovinare addosso al sudcoreano: nello sguardo del veronese per qualche interminabile secondo è sembrato di rivedere tutto il dolore e l’amarezza di Vincenzo, che si è visto sfuggire un oro a lungo inseguito, che avrebbe meritato per coronare una carriera comunque leggendaria.
Pur ammaccato, Viviani si è rialzato prontamente ed è tornato in corsa e, dopo avere cambiato bici, grazie alla neutralizzazione, è tornato in gara. Pronto a dare di nuovo battaglia per prendersi la medaglia sfuggita quattro anni prima a Londra e poi nel recente mondiale.
Una medaglia che per l’Italia mancava da 20 anni. Dopo 160 giri e ben 16 sprint che assegnavano punti, Viviani ha potuto celebrare, anche con un pianto di gioia, un’impresa straordinaria, l’ottavo oro di Rio, la 23esima medaglia complessiva per gli Azzurri. Battuti il velocissimo Cavendish e il campione uscente Norman Hansen, oltre al bicampione del mondo Gaviria.
Al termine della sesta e ultima prova che componeva l’omniun, sui social sono arrivati anche i complimenti di Nibali: “Grande Elia Viviani! Un Oro olimpico che ha un sapore particolare #Rio2016 Good job!”.
Il corridore messinese è costretto in questi giorni a fare i conti con i postumi dell’operazione resa necessaria dalla doppia frattura della clavicola, triste eredità della gara di Rio. Ma dopo il tripudio per Viviani, si attenua almeno in parte l’amarezza per quanto è accaduto allo “Squalo”. Che nel 2017 tornerà a mordere con i nuovi colori del team del Bahrain.
