Vanno avanti i colloqui tra gli attuali proprietari dell’ACR Messina e la cordata di imprenditori laziali interessati a rilevare quasi un terzo del pacchetto azionario del club. Non trapela però alcun dettaglio sull’identità di questi soggetti, un po’ come accade con i vari componenti del gruppo messo in piedi dall’imprenditore messinese Francesco Barbera, rimasti nell’anonimato, anche per non rischiare un ritorno d’immagine negativo.
A rappresentarli Giovanni Carabellò, attualmente vincolato alla Sangiovannese (dove riveste sia l’incarico di dg che quello di ds) ma dirigente in pectore del nuovo Messina in caso di fumata bianca, e il dimissionario Pietro Gugliotta, che attraverso l’Antares detiene il 10% delle quote del sodalizio peloritano. Questa società avrebbe già formalizzato nei giorni scorsi un’offerta d’acquisizione di un altro 30% delle quote, che girerebbe appunto al nuovo gruppo.
La trattativa è all’impiedi ma, come è ovvio, saranno determinanti le reali intenzioni dell’attuale proprietà, che avrebbe trasmesso soltanto una parte dei documenti contabili e legali richiesti da chi è intenzionato ad affiancarli. Il principale scoglio è d’altronde la quantificazione del reale passivo, accumulatosi nel corso degli ultimi sette anni, fin dalla nascita dell’ACR a margine dell’asta fallimentare del FC Messina.
Negli ultimi giorni sarebbero peraltro emerse ulteriori passività, legate sia a tesserati della gestione Lo Monaco che all’onorario di alcuni professionisti. La società era già stata costretta a una transazione con l’ex dg Andrea Pecorelli. Ormai da un mese e mezzo, e quindi da quando è stato necessario presentare una seconda fideiussione a garanzia dei futuri impegni economici, per garantire l’iscrizione del club al campionato, si sono affievoliti i contatti tra Gugliotta, Natale Stracuzzi e Piero Oliveri, come ha dimostrato anche il recente scambio di comunicati sulla nomina del direttore generale Giovanni Villari.
Entro il 15 settembre l’ACR dovrà versare oltre 300.000 €, relativi all’Irpef di maggio e agli stipendi e contributi ai tesserati per le tre mensilità di giugno, luglio e agosto. Un esborso notevole, con gli attuali dirigenti che non avrebbero così liquidità sufficiente anche per il mercato.
Neppure il coinvolgimento di una società toscana ha garantito infatti adeguati introiti sul fronte delle sponsorizzazioni e la campagna abbonamenti non è mai decollata. Per garantire alle asfittiche casse societarie una serenità economica immediata occorre quindi una svolta. Anche perché il club è stato fin qui virtuoso e ha sempre scongiurato delle penalizzazioni che potrebbero invece concretizzarsi nei prossimi mesi, se non verranno onorati i nuovi impegni.
Considerato che l’hinterland messinese resta in grande crisi e non appare neppure particolarmente attratto dal mercato della Lega Pro, la soluzione potrebbe arrivare dalla liquidità che verrebbe immessa da questi imprenditori provenienti da fuori città. Nelle prossime ore si capirà se l’ACR accoglierà finalmente i nuovi soci che bussano alla porta di Stracuzzi, Oliveri e Micali.