In pochi conoscono il campionato di Eccellenza come lui. Ancor meno sono quelli che vantano un così alto numero di presenze e vittorie con il numero uno sulle spalle a prescindere dalla squadra, a prescindere da tutto il resto. Salvatore Fagone, per tutti Totò, è tra gli uomini più esperti del nuovo Milazzo. Classe 1984, il portiere reduce da una stagione a dir poco insolita, nelle fila del Castelbuono, è pronto ad una nuova avventura, che sa un di ritorno alle buone, vecchie abitudini per un calciatore con le sue caratteristiche. Proprio con Fagone analizziamo la stagione che verrà, tra Coppa e campionato e le prime settimane di lavoro in questa intervista.
Totò, durante la tua carriera hai giocato con parecchie squadre, in piazze molto diverse e distanti tra loro. Hai conosciuto sia città con tradizioni invidiabili che club nati da qualche anno appena. Essere a Milazzo cosa vuol dire per te?
E’ vero, sono stato sia in piazze prestigiose che in squadre meno titolate ed è forse per questo che ormai non avverto la differenza. Ho sempre cercato di lavorare senza risparmiarmi, questo a prescindere da dove giocassi. Di sicuro cambia parte degli stimoli. Mille persone sugli spalti, per fare un esempio, cambiano completamente la mentalità di un giocatore. In un posto come Milazzo ci si aspetta le tribune assiepate e spero che sia proprio questo a rendere speciale questo anno, a regalarmi, da un punto di vista personale, una stagione entusiasmante.
Da qualche giorno sapete quali avversarie avrete di fronte in campionato. Che tipo di girone è quello di quest’anno?
Il campionato è parecchio duro. Questo vuol dire che bisognerà avere carattere, per evitare di essere schiacciati dalle grandi squadre che stanno emergendo. Su sedici partecipanti, ci sono cinque o sei formazioni attrezzate per tentare il salto di categoria. Gli equilibri sono sensibilmente diversi rispetto allo scorso campionato, in cui le formazioni con la stessa caratura erano praticamente la metà rispetto ad oggi. Ritengo che sarà un girone B parecchio avvincente, anche perché al momento non vedo quelle “squadre materasso” che in questi anni hanno svilito e non poco l’andamento del torneo. Fare punti, questa volta, sarà veramente difficile. Noi, lo sappiamo già.
Si vociferava di un possibile rimescolamento con il girone A, in cui sei stato lo scorso anno. Che tipo di differenze ci sono tra i due tornei?
Ho avuto modo di fare il confronto e ritengo che storicamente il gruppo occidentale abbia sempre avuto meno qualità in alto. Quest’anno il gap si è ridotto, quindi penso che anche il girone opposto al nostro sia parecchio interessante, vedi Marsala, Mazara, Riviera Marmi, o la stessa Parmonval che scommetto si rivelerà un’outsider. Con questo girone sento un legame affettivo, dato che giocheremo ben sette volte nel catanese e più volte mi sentirò a casa (Fagone è originario di Palagonia, ndr).
Il primo avversario sarà il Torregrotta, nei sedicesimi di quella Coppa Italia che tu hai vinto nel 2011, con la maglia del Licata e due anni dopo con quella della Tiger Brolo. Secondo la tua esperienza, cosa serve per andare avanti in questa competizione?
Si commettono spesso degli errori di valutazione quando si affronta la Coppa. Probabilmente la penso così perché ho avuto modo di vincere il trofeo due volte, ma molte squadre snobbano questa competizione. Innanzitutto, la Coppa è un’ottima occasione per testare gli equilibri della squadra, dato che è il primo appuntamento ufficiale. Successivamente mi piace l’aspetto della scalata, che è molto meno stressante rispetto al campionato. L’appetito vien mangiando e già dopo un paio di turni qualsiasi squadra cova il sogno proibito della finale. Per un gruppo di 22-23 ragazzi, esattamente come il nostro, è un percorso molto utile, dato che così chi sarà meno costante in campionato potrà trovare spazi importanti. Chissà, di sicuro mi piacerebbe alzarla nuovamente questa coppa (ride, ndr).
Con te, in questa esperienza, ci sono Agostino Di Dio e Riccardo Trovato. Ti trovi bene con loro?
Essere allenati da Agostino è un privilegio. Fino alla scorsa stagione tutti hanno potuto notare come sia stato un grande portiere e le sue stesse presenze tra i protagonisti ne sono la riprova. Tutta la sua esperienza, tutte le prodezze con cui ha fatto sognare anche i tifosi del Milazzo, ne fanno un ottimo preparatore. E’ un bravissimo ragazzo, esattamente come il mio collega Riccardo. Mi sto allenando con un giovane di ottime prospettive, che ha davanti a sé parecchia strada. Si migliora solo con il lavoro e questo lui lo sa bene. Anche lui ha tutte le carte in regola per diventare un grande portiere.
Cosa ti aspetti da questa esperienza con la maglia rossoblù?
Ci sono ottime condizioni per lavorare. Siamo partiti bene, stiamo faticando ed il nostro staff è parecchio fiducioso. Per questo, mi auguro che sia un anno positivo, una di quelle stagioni in cui si supera insieme qualsiasi momento e si va spediti verso la meta. La tranquillità è quello che ci servirà per andare avanti al meglio ed i tifosi potranno darci una mano in questo. Il loro aiuto, lo dico per esperienza, fa raggiungere un traguardo senza accorgersene.