Il sipario è ormai calato sulla stagione 2015-16. O, perlomeno, tutte le messinesi hanno conosciuto il proprio destino. Al termine di playoff e playout è quindi tempo di bilanci, con uno sguardo a ciò che ha reso grande il campionato di alcune protagoniste o ne ha segnato il futuro.
Ne parliamo con Pippo Perdicucci, allenatore che vive a Brolo ed ha allenato, tra le altre, Milazzo, Igea Virtus e Mazzarà. Il tecnico, svincolato in questa stagione, offre la chiave di lettura per alcune “missioni compiute”, senza rinunciare ad analizzare limiti e costanti della recente storia calcistica.
Mister, parliamo subito del Due Torri. In serie D i pirainesi hanno sfiorato i playoff, con un organico che forse, secondo diverse opinioni, altrove sarebbe retrocesso o avrebbe comunque sofferto. Ancora una stagione da incorniciare.
I complimenti sono d’obbligo per questa società. Dopo lo strepitoso campionato dello scorso anno, non era semplice fare ugualmente bene. Ripetersi è sempre difficile. Partendo proprio dalla tua considerazione, in squadra sono solo quattro o cinque i giocatori di spessore. Per il resto il Due Torri si affida a tantissimi ragazzi, molti dei quali alle prime armi. Sono allenati da un grandissimo tecnico e ritengo che pochi, se non soltanto Antonio Venuto, sarebbero riusciti a disputare un campionato simile. E’ davvero un doppio miracolo quello a cui abbiamo assistito in queste due stagioni.
In Eccellenza l’Igea Virtus ha fatto la voce grossa e nessun’altra squadra ha retto il confronto. Ad agosto, credeva che questa squadra fosse pronta per vincere il campionato? Qual è stata la chiave del successo?
Per avere la meglio è necessario che si incastrino bene tante componenti. La società è una di queste: ho allenato l’Igea Virtus, quindi dire quanto grande sia la sua dirigenza. A Barcellona c’è un parco giocatori di non poco conto, ma in questo senso l’analisi parte dal campo. Il punto di partenza era infatti una striscia di 10 vittorie consecutive nel finale della stagione ’14-’15.
Sono bastati Dall’Oglio, Cannavò e qualche under perché il roster fosse completo. Peppe Raffaele, inoltre, è un allenatore preparatissimo. All’inizio della stagione erano altre le favorite. C’erano squadre con un budget molto superiore, ma è ormai chiaro che non basta il potenziale economico per vincere i campionati. Devo ammettere che non avrei immaginato che l’Igea vincesse in campionato. Ero convinto che avrebbe fatto un buon campionato, raggiungendo i playoff. Questa squadra, la serie D, l’ha conquistata con grande merito.
Il Rocca di Caprileone ha chiuso al secondo posto. Un campionato stupefacente per i risultati ottenuti, anche alla luce del tipo di piazza che la squadra rappresenta.
Salta agli occhi che siano state due squadre messinesi a dominare il campionato. Alla fine la fortuna ha voltato le spalle ai biancazzurri, che credevo fossero ormai lanciati verso gli spareggi nazionali. Il Rocca è indubbiamente un’ottima squadra ed esprime grandi potenzialità specialmente nell’undici titolare, dove ci sono giocatori che fanno la differenza in questa categoria. Ecco, è facile pensare che questa squadra abbia talvolta pagato la rosa corta.
Quella del Milazzo è la sua ultima panchina. Quest’anno è cominciato un nuovo ciclo, con l’idea che il tasto “reset” portasse qualche sofferenza ma spianasse una nuova strada. Questo tipo di scelta la convince?
Parliamo sempre di programmazione, perché è necessaria per poter fare calcio, in qualsiasi categoria ed in qualsiasi città. Se a Milazzo il campionato appena trascorso segna l’inizio di un progetto, è la scelta giusta. Se così non fosse, le cose cambiano, perché in fin dei conti il campionato dei mamertini quest’anno è senza infamia e senza lode. E’ stato fatto ciò che era dovuto, considerando anche che tre retrocessioni e mezzo erano chiare già ad inizio campionato. Basandomi sulla mia esperienza, posso affermare che negli ultimi anni in società vige parecchia confusione. E’ una situazione che non gioca a favore di un eventuale cammino adeguato alle esigenze della piazza. Trovare un assetto societario più definito farà bene anche ai giocatori.
In Promozione due messinesi hanno chiuso l’anno con il salto di categoria. Il Sant’Agata era la squadra da battere, mentre il Torregrotta è andato ben oltre le aspettative, chiudendo una stagione meravigliosa con la vittoria della finalissima playoff.
Il Sant’Agata ha rispettato i pronostici della vigilia. Ha operato bene in fase di costruzione ed oggi possiamo dire che ha vinto il campionato meritatamente. Il Torregrotta aveva tutt’altri programmi, ma è riuscito nel fare qualcosa di incredibile. Ha valorizzato tanti giovani e Giunta aveva già avuto buoni risultati in questo senso. E’ un bene per la provincia che siano state due squadre a centrare la promozione.
Una costante del dilettantismo siciliano sono degli autentici “disastri”, che minano la credibilità e del calcio e l’interesse verso questo. Orlandina docet, ma la storia del messinese è piena di casi simili ed altre si stagliano all’orizzonte.
Tornando a ciò che dicevamo prima, nel calcio programmare è la cosa più importante. E’ necessario per garantirsi un futuro, per evitare vicende come quella dell’Orlandina che non fanno bene al calcio né alle città che da queste squadre sono rappresentate. Spendere e spandere si traduce in avere pochi anni di vita, nello spingersi verso il baratro della scomparsa. Alla base dei fallimenti ci sono spesso scelte sbagliate. Bisogna fare calcio prediligendo i giovani, operando con criteri ben definiti. La gloria non salva nessuno: i casi di crisi per città con un’importante tradizione calcistica, come Patti e Brolo, così come precedentemente Sant’Agata, Barcellona e Milazzo, sono emblematici. E’ sotto gli occhi di tutti.
Con l’inizio della prossima stagione, potrebbe presto arrivare un’occasione che consenta a Pippo Perdicucci di rituffarsi nella mischia. E’ così?
Quest’anno non mi sono seduto su nessuna panchina. Dopo tanti anni, credo mi abbia fatto bene riposarmi, rigenerarmi senza una squadra. Mi sono aggiornato, ho continuato a studiare. Aspetto una chiamata, perché sicuramente fare calcio mi piace, ma la serietà è il valore che cerco, la cosa più importante da valutare in eventuali proposte. Indipendentemente dalla categoria, quello che mi piacerebbe è trovare una squadra dove ci sono tutte le condizioni per allenare bene e quindi per gettarsi in una nuova avventura.