Altro giro, altro punto. Il Messina ferma anche il Lecce, dopo una partita che in realtà dice molto più di quanto possa sembrare. Raggiunta la salvezza matematica con 270′ di anticipo, questa squadra ha ancora qualcosa da dare ad un campionato da onorare fino in fondo. Anche contro i salentini si è visto un Messina incerottato ma sornione, con una difesa traballante per via delle precarie condizioni fisiche di Burzigotti, Martinelli e De Vito, con un centrocampo privo di Giorgione e Baccolo ed un Peppe Russo non al meglio e l’attacco che vedeva la presenza del redivivo Salvemini.
Tutti fattori che, uniti alle motivazioni che pendevano tutte dalla parte dei ragazzi di Braglia, avrebbero indotto a credere ad un match dal pronostico scontato. Ma per l’ennesima volta in stagione i giallorossi si sono comportati da squadra capace di superare le difficoltà, perchè un pareggio ottenuto in una partita come quella di domenica vale più di un punto. Dall’altra parte c’era un Lecce solido, ordinato ed esperto, ma con il fiato corto vista la lunga rincorsa che ha portato i lupi salentini a ridosso del primo posto dopo ben 18 risultati utili consecutivi, dato impressionante per un campionato complesso ed equilibrato come la Lega Pro. Il peso di giocatori quali Cosenza e Papini in difesa e a centrocampo si è fatto sentire, così come la rapidità di giocatori come Doumbia e Sowe sugli esterni, ma Moscardelli sembrava troppo isolato. Arrivati negli ultimi 16 metri in modo autorevole, agli ospiti mancava sempre il guizzo anche per merito di un Messina che era bravo a bloccare e ripartire, sebbene lì in mezzo, Fornito a parte, ci fosse poco fosforo.
Tutti però hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo, non rassegnandosi neanche dopo il vantaggio siglato da Lepore. Il primo a non gettare la spugna è stato proprio Lello Di Napoli, che con il cambio Russo-Cocuzza ha mandato un segnale forte e chiaro alla squadra. Il tecnico campano la partita l’aveva anche impostata correttamente, perchè il Lecce va in difficoltà proprio quando deve impostare e ciò si è visto chiaramente con la superiorità territoriale abbastanza sterile dei pugliesi. Lasciare il pallino del gioco in mano agli ospiti è stata una buona mossa, anche se la qualità nelle verticalizzazioni lasciava un pò a desiderare, ma questo era dovuto anche all’enorme sacrificio fatto lì in mezzo.
Nel dopo gara il tecnico si è tolto la tuta da allenatore per vestire i panni dell’uomo e del figlio da tempo preoccupato per le serie condizioni della madre. Di Napoli non piace ad una, non si sa quanto sparuta, minoranza di tifosi che per la prossima stagione vorrebbero un nome un pò più di grido per la panchina peloritana. Ogni decisione spetta sempre e comunque alla società e deve essere figlia solo di valutazioni tecniche, ma è indiscutibile che a Lello Di Napoli vada riconosciuto il merito di averci messo la faccia e di aver fatto il pompiere nel momento più delicato della stagione.