Tra le vecchie glorie accorse al “Franco Scoglio” c’era anche Arturo Di Napoli, che il terreno di San Filippo lo ha calcato fino a qualche settimana fa, anche se soltanto per accomodarsi in panchina. Poi la squalifica confermata dalla Corte Federale d’Appello lo ha costretto ad un esilio forzato: “Sarei un bugiardo se dicessi che lo sto vivendo bene. Ma la situazione purtroppo è questa. Ma ho sempre detto che per rispetto della mia persona e della mia famiglia andrò avanti perché voglio chiarire questo grande equivoco. Pago per una cosa che non ho commesso, sono amareggiato e deluso”.
“Re Artù” rivendica i grandi risultati ottenuti dal “suo” Messina: “Quest’anno abbiamo compiuto un autentico miracolo, partendo in grande ritardo, allestendo la squadra in fretta e furia ed azzeccando tutti gli acquisti, perché tanti ragazzi adesso sono molto ambiti sul mercato. Raggiungere la salvezza con tutto questo anticipo è un autentico capolavoro. Sono state gettate le basi per puntare a qualcosa di importante l’anno prossimo, purché vi siano le risorse adeguate. Stanno facendo grossi sacrifici, vanno supportati maggiormente. Bisogna uscire da questa palude, la città merita altro”.
All’orizzonte adesso progetti alternativi, che lo terranno impegnato anche nel lungo periodo in cui non potrà ricoprire incarichi ufficiali (tre anni e mezzo anche se si attende l’avvio del processo penale a Catanzaro e l’eventuale terzo grado sportivo di fronte al Coni a Roma): “Insieme alla società aprirò una scuola calcio a mio nome. Cercheremo di collaborare, rispettando però le regole. La squalifica mi consente di lavorare ma ci sono certi paletti. La società mi è stata vicina. Ci sono state delle divergenze ma ringrazio Stracuzzi, Gugliotta, Oliveri e Micali, perché hanno capito che ho dato tanto per questo progetto e mi hanno dato forza. Ho operato anche per loro. Sono orgoglioso di avere contribuito a creare qualcosa di importante a Messina. Ho fatto tanti sacrifici e rivendico la paternità dei risultati. Certo c’è anche chi si è accomodato a tavola già apparecchiata e si è preso dei meriti che forse sono un po’ eccessivi”.