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Messina

Presentato al Museo il volume che riscrive la storia di Salvatore Misdea

Ha registrato un importante successo in termini di partecipazione di pubblico e per l’alto contenuto culturale l’evento organizzato dalla Scirokko Editrice, tenutosi presso il Museo Messina nel ‘900. Un’occasione d’incontro all’interno di uno spazio poco noto alla città, ma che ha dimostrato di essere la location perfetta per la presentazione del libro “Salvatore Misdea – 1884: follia criminale o determinazione di un soldato del Sud Italia?”.

Salvatore Misdea
L’incontro nel quale è stato presentato il volume realizzato da Romeo e Cefalì

Al dibattito, moderato dalla giornalista Rosaria Brancato, hanno partecipato gli autori del saggio, il criminologo Domenico Romeo, e lo storico Francesco Antonio Cefalì, entrambi calabresi. Sono intervenuti, in veste di relatori, il Dottor Giuseppe Rao, direttore del Dipartimento di Salute Mentale Messina Nord e criminologo; la dottoressa Sonia Bucolo, criminologa e vicepresidente dell’Associazione Scirokko Editrice. La presentazione del testo ha offerto ai partecipanti la possibilità di conoscere un nuovo punto di vista di un importante capitolo della storia del nostro Paese, ovvero il periodo successivo all’Unità d’Italia, fase fondamentale, ma altrettanto delicata, della formazione di un popolo e della sua identità. Il volume, scritto a quattro mani, riporta alla luce uno dei processi più discussi della nostra storia moderna, quello di Salvatore Misdea, soldato calabrese che nel 1884, all’interno della Caserma militare dell’Esercito, a Napoli, uccise a colpi di fucile quattro persone, diventando così assassino seriale.

Copertina libro
La copertina del volume dedicato a Salvatore Misdea

I due autori hanno spiegato lo scopo del loro lavoro d’investigazione, volto alla riabilitazione della figura di Salvatore Misdea “perché – afferma Romeo – anche se realmente colpevole di assassinio, si è tramutato vittima del determinismo biologico lombrosiano”. Infatti, le accuse che fanno Romeo e Cefalì sono direttamente rivolte a Cesare Lombroso, padre del filone, per fortuna interrotto, di teorie antropologiche basate sul concetto di “criminale per nascita”, sebbene – come spiega Cefalì – gli si debba riconoscere il merito di essere l’apripista della primordiale scienza dell’Antropologia Culturale italiana. I documenti dell’epoca, tra cui le perizie applicate su Misdea da Lombroso, consegnano alla nascitura corrente nazista le basi del brutale piano criminale che costituisce la forza aberrante del Terzo Reich: biologia razziale e esaltazione del genocidio.

La giornata è stata arricchita dalla visita guidata del Museo Messina nel ‘900, curata dal direttore Angelo Caristi. Una struttura che nasconde un angolo segreto della nostra città, il ricovero bunker antiaereo Cappellini, donato da pochi anni alla cittadinanza, per offrire la possibilità di imparare a conoscere un capitolo triste, ma mai dimenticato, della nostra storia. All’interno del museo è possibile assistere alla mostra permanente di cimeli risalenti al periodo 1900-1935 e 1935-1945.

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