Sono ore frenetiche per il pool di legali chiamato a dimostrare l’estraneità di Arturo Di Napoli dai fatti contestati dal Tribunale Federale Nazionale, che ha di fatto confermato la gravità delle accuse formalizzate dalla Procura della Federcalcio, squalificando per ben quattro anni l’ex tecnico del Savona. Adesso, come emerso più volte in queste settimane, la guida tecnica del Messina sarà affidata fino al termine della stagione al vice Raffaele Di Napoli, sprovvisto del necessario patentino di seconda categoria, grazie ad un’apposita deroga.
Nel frattempo gli avvocati proveranno a scalfire le certezze dei magistrati. È cauto il legale bolognese Mattia Grassani, raggiunto telefonicamente dalla nostra redazione: “È ancora presto per fare valutazioni anche in chiave futura. La decisione adottata è davvero molto complessa e non a caso si compone di oltre 110 pagine”.
Questo spiega anche l’estenuante attesa della sentenza, protrattasi per quasi tre settimane, e frutto quindi di un articolato confronto tra i vari componenti del collegio. “Prima di esternare qualunque tipo di determinazione o commento vogliamo valutarla approfonditamente” ha aggiunto l’avvocato emiliano, che non è confortato neppure dal lieve sconto concesso al club allenato all’epoca dei fatti contestati proprio da Di Napoli: “Il Savona ha ottenuto una riduzione di un punto della penalizzazione, passando dal -3 al -2 da scontare in classifica, ma questa è una parziale soddisfazione a fronte di un quadro accusatorio che si è rivelato pesante”.
Grassani è riuscito nel corso del processo di primo grado ad ottenere due proscioglimenti: smontato il quadro accusatorio emerso nei confronti del Livorno, che rischiava un punto di penalizzazione per la responsabilità presunta, e del senegalese Abdoulayè Baldè, in forza al Tuttocuoio, per il quale il procuratore federale aggiunto Gioacchino Tornatore aveva proposto una pena molto simile a quella comminata ad Arturo Di Napoli, ovvero 3 anni e 6 mesi di squalifica e 60mila euro di ammenda per illecito aggravato.
Ancora più combattivo l’avvocato calabrese Antonio Fazio, legato peraltro da un’amicizia di vecchia data ad Arturo Di Napoli: “Faremo appello per chiedere una revisione della sentenza. Purtroppo non erano possibili delle vie di mezzo. Non optando per il proscioglimento, il collegio ha sposato in pieno la linea dell’accusa”. Fazio ha già lasciato la Calabria ed in queste ore è a colloquio con il suo assistito, che vive un momento delicatissimo per la sua carriera di allenatore, che rischia di essere macchiata in modo indelebile dalla presunta combine relativa al match con L’Aquila di Ercole Di Nicola, personaggio chiave di un processo nel quale stanno pesando oltremodo i legami con l’ex responsabile dell’area tecnica del club abruzzese.