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Il Visconte dimezzato chiude la stagione estiva del Teatro di Messina

Si avvia alla conclusione l’applaudita stagione estiva di musica, prosa, cinema e contaminazioni promossa dal Teatro di Messina al Monte di Pietà. A chiudere il variegato programma, sabato 12 settembre alle 21,30, “Il Visconte dimezzato”, tratto dall’omonimo romanzo di Italo Calvino, una produzione del Teatro Libero di Palermo, per la regia di Luca Mazzone e con Vincenzo Costanzo, Silvia Scuderi e Giuseppe Vignieri.

Le vicende del Visconte Medardo di Terralba, narrate dal nipote, sono una grande metafora della vita. L’uomo spende buona parte della propria esistenza nel tentativo di raggiungere la saggezza. Ma cosa è la saggezza? È forse la bontà? E soprattutto, un uomo si può definire completo soltanto al raggiungimento della saggezza? Viceversa non potremmo che sentirci incompleti, e dunque a metà? Calvino dipinge una storia surreale che traduce l’eterno conflitto tra Bene e Male in un viaggio di formazione, dove l’Io narrante, attraverso le estremizzazioni delle situazioni paradossali che si susseguono, giunge ad una piccola porzione di saggezza.

“Il visconte dimezzato” è la prova che la letteratura ci permette di compiere dei viaggi immaginifici in territori sperduti, nei meandri della fantasia e dell’irrealtà.

Note di regia:

Il Visconte dimezzato
Il Visconte dimezzato

«Insieme a “Il barone rampante” e “Il cavaliere inesistente”, “Il visconte dimezzato” compone la cosiddetta trilogia degli antenati di Calvino, che gioca con ironia, fantasticando su un mondo epico, cavalleresco e su una nobiltà oggi scomparsa. La linea interpretativa che ho tracciato nella scrittura di Calvino è duplice: da una parte l’ironia e la sagacia nel delineare in modo semplice e raffinato la costellazione di personaggi che ci conducono per mano nella storia, dall’altra la metafora, profondamente poetica, della metà, o per meglio dire dell’incompletezza. Un romanzo molto carico di senso e di simbologia dove si affrontano tematiche importanti come l’amore, il sesso, l’adolescenza, la religione, la giustizia, l’uguaglianza. Tematiche affrontate con grande leggerezza senza mai cedere a moralismo o paternalismi, ma che trovano nella grande metafora trasversale dell’incompletezza, una interessante chiave di lettura. E c’è di più nel romanzo di Calvino, c’è qualcosa che rende questo viaggio fantastico quanto mai attuale: la contemporaneità. È, dunque, la contemporaneità la strada che ho privilegiato per trasporre il romanzo sulla scena.

Calvino ci suggerisce un percorso (anche di regia) sottile, che stimola un lavoro sui caratteri, che rimanda al doppio della commedia plautina. Ed è infine l’amore che, attraverso il personaggio femminile di Pamela, diviene il vero è proprio deus ex machina capace di portare al lieto fine della ricongiunzione delle due metà. Una forte metafora che vede nell’amore quel sentimento capace di stimolare la crescita e una più compiuta maturità. Il personaggio di Pamela, che nella nostra scrittura assume i tratti di una donna consapevole, sensuale e soprattutto intelligente, è quello che conduce per mano, con la sua grande intuizione, il gioco fino a permettere che le due metà, i due estremi egualmente disumani, malvagità e bontà, si ritrovino sull’altare della vita, facendoci così capire quanto il lungo viaggio di Medardo non sia altro che il viaggio che noi tutti abbiamo compiuto (o dobbiamo ancora compiere) che porta dall’adolescenza all’età adulta. Un viaggio alla ricerca di un difficile equilibrio».

I biglietti sono in vendita al botteghino del teatro Vittorio Emanuele (chiuso sabato e domenica), online su Ticket One, e nei punti vendita aderenti al circuito, oppure acquistabili direttamente al Monte di Pietà i giorni di spettacolo, a partire dalle 20.

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