Nella sua arringa conclusiva l’avvocato Giovanni Villari, scelto da Natale Stracuzzi per tutelare gli interessi dell’ACR nel processo sul calcioscommesse, è stato eloquente, citando perfino il vertice della Federcalcio. Questi i concetti espressi di fronte a Sergio Artico ed agli altri componenti del collegio: “I fatti contestati a Barletta e Vigor Lamezia sono tutti successivi alla 33esima giornata e si riferiscono ad un periodo in cui il Messina, che partecipava sportivamente al campionato, era invischiato nella lotta per la salvezza. L’unica soluzione non può essere che quella di accogliere le richieste della Procura Federale, anche per dare un segnale all’esterno e ristabilire l’ordine violato. Bisogna lanciare un messaggio chiaro: chi sbaglia paga. Il mio auspicio è identico a quello del presidente Tavecchio che parla di tolleranza zero e per questo chiedo che vengano accolte le richieste della Procura Federale”.
Il primo giorno di dibattimenti è stato dedicato esclusivamente al Catania, il secondo quasi interamente a Teramo e Savona mentre l’ultima giornata – 13 ore di audizioni e requisitoria – è stata monopolizzata dall’analisi dei match più discussi dell’ultima Lega Pro, con Brindisi e Vigor Lamezia loro malgrado protagoniste. Il legale messinese ha spiegato così la posizione del club peloritano: “Nella parte conclusiva del mio intervento ho chiesto la conferma delle richieste del Procuratore Federale. Abbiamo anche depositato una memoria difensiva, assai articolata e corposa, nella quale abbiamo analizzato le fattispecie di reato contestate a Barletta e Vigor Lamezia, per dare ulteriore efficacia alla requisitoria di Palazzi ed al fine di ottenere la retrocessione dei pugliesi e l’esclusione dal campionato o la retrocessione dei calabresi”.
Ha stupito in particolare la durezza del provvedimento adottato nei confronti dei biancoverdi, assimilabile per durezza alla sanzione inflitta al Teramo, anche perché sarà il Consiglio Federale a decidere se il club calabrese potrà ripartire già dalla serie D con una penalizzazione di 10 punti o se l’handicap sarà ancora maggiore (con un declassamento in Eccellenza o in altre categorie ancora inferiori): “L’esclusione dal campionato è una sanzione formalmente prevista dall’articolo 18 del Codice di Giustizia Sportiva come ipotesi ulteriormente aggravata conseguente all’illecito sportivo ed è una punizione più grave della retrocessione – evidenzia Villari – Tuttavia per le ragioni del Messina cambia poco. Si possono creare due spazi e da quintultima in classifica nel torneo 2014-15 l’ACR ha il diritto ad essere riammessa in Lega Pro. Questo è stato il punto focale del nostro intervento”.
Il Tribunale Federale Nazionale non dovrebbe stravolgere le proposte di sanzione fin qui formalizzate da Palazzi: “L’ultima parola spetta ai giudici, che però difficilmente potranno discostarsi da alcuni precedenti giurisprudenziali per fatti simili, che hanno visto pressoché sempre decretare la retrocessione della società che si è macchiata di responsabilità diretta per illecito sportivo”.
Nonostante il nuovo codice di giustizia sportiva non preveda più espressamente il patteggiamento, ha sorpreso comunque lo “sconto” di pena prospettato al club di Pulvirenti, che verrebbe premiato per avere subito ammesso le proprie responsabilità: “La grande novità di questo processo è data dalla componente collaborativa – conclude Villari – C’è chi ha facilitato il lavoro investigativo avendone dei benefici. Si è visto con il Catania e con altri dirigenti deferiti, che possono ottenere una riduzione della pena”.