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Inaugurato il MACHO: Museo d’Arte Contemporanea Horcynus Orca

Lo scorso 28 luglio, durante la prima giornata della XIII edizione dell’Horcynus Festival, è stato inaugurato il MACHO, Museo d’Arte Contempotanea dell’Horcynus Orca. L’importante luogo culturale è stato curato da Martina Corgnati, storica dell’arte, docente dell’Accadwmia di Brera di Milano, membro del Comitato Scientifico e direttore del settore Arti Visive della Fondazione Horcynus Orca. Il museo è il frutto della ricerca sulle arti visive dei contesti culturali e geo-politici mediterranei che in questi anni hanno caratterizzato il lavoro della Fondazione Horcynus Orca. La creazione del museo, sempre in continua espansione, è stata resa possibile grazie a numerosi donatori, artisti, collezilnisti, critici e teorici. Attualmente la collezione propone un centinaio di opere e un archivio video di circa 500 titoli. MACHO è costituito da dieci sale in cui si incontrano i percorsi dell’astrazione italiana. Qui troviamo alcune personalità fra le più importanti del mondo arabo dal 2000 in poi, il progetto Signes de Rencotre, l’installazione dello spagnolo Ramin de Soto, i lavori dell’israeliano Tsibi Geva, le opere si Emilio Isgrò e dell’artista palestinese Emily Jacir. Nella prima sala si possono ammirare le opere dei protagonisti dell’astrazione di segno, dell’astrazione lirica e concettuale e della linea “fredda”, progettuale e strutturale. Sostanzialmente ci si trova di fronte ad uu vasto periodo culturale che va dagli anni cinquanta agli anni novanta con la presenza di importanti artisti, Agostino Ferrari e Luciano Bartolinim ma anche teorici e critici come Enrico Crispolti, Gianfranco Anastasio e Gianfranco D’Alonzo. Nella seconda sala si trovano i lavori degli artisti egiziani Nermine Hammam, Khaled Hafez, Amal Kenawy e Moataz Nasr. La terza sala è interamente dedicata a Signes de Rencontre, un progetto ideato e curato da Martina Corgnati, dove Agostino Ferrari ha compiuto una performance insieme a Nja Mahdaoui (1937), celebre calligrafo e artista tunisino. Nella quarta sala è esposta l’installazione Homenaje a las aguas del Leteo (Omaggio alle acque del Lete), realizzata dall’artista spagnolo Ramon De Soto in occasione della mostra “Incontri Mediterranei-Nord-Ovest”. La quinta sala è dedicata al lavoro di Tsibi Geva, fra i più noti artisti israeliani contemporanei, figlio di un architetto sopravvissuto alla Shoa e rappresentante autorevole di quello stile razionalista e Bauhaus, così importante nel paesaggio di Israele.  L’installazione era stata realizzata appositamente per la mostra personale del 2012 in occasione dell’Horcynus Festival, con materiali trovati a Messina e prende il titolo T”he bird inside stands outside” (L’uccello dentro sta fuori). Nella sesta sala si possono ammirare due installazioni e una porta donate da Emilio Isgrò. L’artista originario di Barcellona Pozzo di Gotto circa l’installazione riguardante le api scatenate ha dichiarato: “Non è la prima volta che uso le api per le mie mostre, ma in questa occasione si tratta di api eoliane e siciliane, cioè di insetti in grado di sopravvivere all’inquinamento che sta distruggendo tutte le altre api del mondo. Come se la sapienza millenaria di cui le api sono portatrici, suggendo il miele dai fiori delle grandi culture mediterranee – da quella greca a quella araba, da quella fenicia a quella normanna – potesse ancora lanciare un segnale di fiducia a un’Europa che sembra sgretolarsi sotto il peso della sua stessa storia”. La settima e ultima sala affronta al femminile il tema del viaggio, esperienza profondamente legata allo spirito che ha animato le ricerche e gli interessi della Fondazione, a partire dal suo stesso nome, “Horcynus Orca”, titolo del grande romanzo di Stefano D’Arrigo, narrazione del viaggio del moderno Ulisse siciliano, soldato allo sbando dopo l’Otto Settembre. Le protagoniste sono artiste donne e cioè Emily Jacir, Natividad Navalov e Agnese  Purgatorio. Da quanto detto si evince l’importanza del museo MACHO soprattutto nell’ambito culturale e sociale della città in riva allo stretto. Questi due importanti elementi sono stati sempre alla base del lavoro della Fondazione Horcynus Orca, vero fiore all’occhiello per la città di Messina.

 

 

 

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