Al Messina non è bastata neppure l’agognata fumata bianca, arrivata dopo dieci giorni di trattative, per lasciarsi alle spalle il recente passato. Ed il riferimento non è soltanto alla mole debitoria, che la proprietà uscente si è impegnata ad onorare almeno in parte. La prima vera e propria grana per Stracuzzi e soci è legata infatti alla paternità della denominazione e del marchio dell’ACR Messina, ottenute dalla precedente proprietà.
A denunciare il problema è stato il commercialista Leonardo Termini: “C’è qualche situazione che deve ancora essere definita. Nella serata di ieri mi sono accorto, e Lo Monaco lo ha confermato, che la denominazione ed il marchio a cui siamo affezionati non ci appartengono. Siamo certi che li restituirà alla città. A prescindere dai titoli, penso comunque che nessuno possa togliere i colori giallorossi a Messina”. Nel corso della prima uscita ufficiale della rinnovata dirigenza è arrivata anche una telefonata dell’ex presidente, che ha formulato i propri auguri a Stracuzzi, assicurandogli che è disposto a concedergli l’utilizzo del marchio, sembra con la formula del comodato d’uso gratuito. Un’autentica beffa per la nuova proprietà!
È sufficiente effettuare un’interrogazione all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi per appurare l’anomalia. Si legge infatti che il titolare del <<marchio verbale individuale>> che <<consiste nella dicitura “Associazioni Calcio Riunite Messina“, in abbreviazione “A.C.R. Messina” in qualsiasi carattere di stampa>> è la “Lo Monaco Real Estate S.R.L.” di Saponara, una società che fa riferimento all’ormai ex patron. Indicato anche l’elenco dei prodotti (articoli di abbigliamento, scarpe, cappelleria) e delle attività (educazione; formazione; divertimento; attività sportive e culturali) per le quali marchio e denominazione possono essere utilizzate.
Il recupero dell’acronimo “ACR”, tanto caro alla tifoseria organizzata, venne annunciato nel dicembre 2013 in una conferenza stampa ospitata in una delle sale del Cinestar, all’interno del Centro Commerciale di Tremestieri (alleghiamo al servizio proprio l’intervista in cui Lo Monaco celebrava quel traguardo). L’auspicio è che si possa arrivare ad una soluzione “pacifica” della querelle, altrimenti le conseguenze sarebbero paradossali, con l’ex presidente che resterebbe titolare del marchio di un club che non è più suo. E la nuova società, in assenza di un accordo, non potrebbe ad esempio sfoggiare il marchio né sulle maglie né per la campagna abbonamenti. Non è ipotizzabile neppure un cambio di denominazione, perché i termini sono già scaduti a luglio (lo sa bene il socio Micali che ha appena trasformato l’ex Spadaforese in “Forza Calcio Messina“).
Un precedente del genere in Italia si è verificato soltanto ad Avellino. Dopo la mancata iscrizione in C nell’estate 2009 dopo la retrocessione, i biancoverdi ripartirono dalla D con un nuovo club (l’Avellino.12). Quel campionato, in cui militava anche l’ACR Messina di Arturo Di Napoli, fu vinto a sorpresa dal Milazzo. Gli irpini si consolarono con il ripescaggio in Seconda Divisione, al quale seguì un altro cambio di denominazione (nacque l’AS Avellino). Il marchio però finì all’asta soltanto quattro anni dopo e nel 2013 è stato acquistato addirittura da un capo ultras, Mario Dell’Anno, che presentò un’offerta migliore rispetto a quella della società (!). Nei mesi scorsi è stato infine ceduto ad una Fondazione di tifosi, che da quest’anno lo concedono in comodato d’uso al club, che tornerà così finalmente a chiamarsi “US Avellino 1912” nel prossimo torneo di B.