42 anni ed oltre 25 campionati alle spalle. Difensore centrale completo, leader in campo e fuori. E’ Massimo Spinella, calciatore de L’Iniziativa che risponde alle nostre domande su tutti gli aspetti del calcio che conosce. Riflettendo sulle realtà locali, parla di tanti aspetti tecnici senza nascondere una certa amarezza.
Ma, in primis, come si sente oggi a giocare?
“Innanzitutto ho ancora molti stimoli, -dice Spinella – grazie alle richieste che varie società avanzano nei miei confronti. Da qualche anno penso puntualmente che sia arrivata l’ora di passare, ma se qualcuno si interessa a me, vuol dire che posso dare un mio contributo. La cosa che fa più piacere è cogliere l’opportunità di trasmettere un po’ della mia esperienza ai compagni più giovani.”
L’Iniziativa San Piero Patti, dunque, lo ha riconfermato. Società giovane nel fine carriera del giocatore..
“Dopo anni di sacrifici ed un’enormità di chilometri, ho scelto una piazza vicina e che mi piace. Ho scelto di continuare soprattutto per l’amicizia che si è istaurata con i dirigenti. A San Piero, più che un ambiente calcistico, esiste una famiglia. Ho conosciuto gente che merita, che si spende per la propria passione facendo sacrifici e non per altri interessi. Poi ogni anno è una scommessa. Finirei appunto volentieri di giocare solo quando verranno a mancare le richieste”.
Spinella conosce bene tutti gli attori del calcio locale. Parliamo così del comprensorio, partendo dal Due Torri.
“Ho giocato a Gliaca di Piraino 5 anni. Il Due Torri affronta da anni i campionati con l’obiettivo di non sperperare denaro. E’ una società matura, che sa come lavorare bene. La sua politica basata sui giovani, sui giusti uomini di esperienza, le consentono di reggersi tranquillamente sulle proprie gambe. Il campo da infatti continuamente ragione a questa realtà.
Poi c’è la Tiger Brolo, squadra che ha seguito molto da vicino.
“Non potrei parlare molto del piano societario, perché so poco. I dirigenti avranno i loro buoni motivi, anche se la radiazione sarebbe una grossa perdita. Quanto allo scorso campionato, avendo vissuto da vicino l’ambiente, penso che alla squadra siano mancati uomini “affamati”, leader che negli anni precedenti l’avevano portata al successo. Serviva forse più carica nello spogliatoio. In serie D si può ancora coniugare lavoro e calcio. Anzi, secondo me è molto utile. Mettere in campo sacrifici, passione, è il modo più semplice per entrare nella mentalità de “il lavoro paga”. Se i fattori sono tanti, credo questo sia stato quello determinante.”
E cosa dire dell’Orlandina, i cui problemi cominciano ben prima?
“Ho tanti amici che hanno gravitato intorno all’Orlandina. Sono probabilmente passati anni di bugie. Per me non esiste nulla di più brutto, di più triste dell’ingaggiare un giocatore sapendo di non poterlo pagare. Poi punti sugli stranieri perché nessuno in zona vuol crederci. Riguardo all’anno scorso, spero tutto sia stato fatto con la sicurezza di mantenere il titolo. Per me tutti quei cappotti sono solo una grande cattiva figura”.
In Eccellenza, ci sono però Rocca di Caprileone, Igea Virtus e Milazzo che partono con entusiasmo..
“L’Igea Virtus parte dalle garanzie dello scorso anno. Ha dalla sua un ottimo allenatore. Conosco Raffaele, che sa fare campionati di vertice con qualsiasi rosa. L’Igea è già attrezzata per fare un campionato molto importante, darà il meglio di sé. Del Rocca, invece, conosco benissimo il ds Antonio Magistro. Anche lui opera una politica importante, partendo da un gruppo vincente. Gli innesti sono di grande spessore. In questo senso Calabrese ha uno score di gol raro, Pettinato ha vinto campionati in serie. Pur non conoscendo bene le altre rose, queste due possono fare un’ottima figura. Nel Milazzo il solo ingaggio di mister Alacqua garantisce la bontà del progetto. Se un allenatore scende di categoria, dopo una salvezza importante col Due Torri, lo fa perché sicuro dei mezzi a disposizione. Credo ci sia un buon progetto all’orizzonte. Antonio Alacqua infatti preferirebbe non allenare piuttosto che assumere grossi rischi.”
Nell’ultimo anno, Spinella ha anche conseguito il patentino di allenatore. Un nuovo modo per spendersi nel calcio, in futuro, visto anche il suo rapporto con la “nuova leva”.
“Oggi è difficile per le società impegnarsi in dei campionati e per questo i ragazzi preferiscono ricorrere altro. Vorrei far capire ai ragazzi che il calcio è una cosa pulita, – spiega – una sfida bella da affrontare, anche nell’interesse di un rimborso spese che possa permettere loro di arrotondare. Le società incontrano i primi problemi al momento di reperire degli juniores di valore. Le scuole calcio chiedono inoltre cifre di denaro esorbitanti per poter cedere un cartellino. Concordo con la nuova politica de L’Iniziativa, anche se comporta dei rischi, perché è importante crescere giovani in casa. E’ bene farli lottare negli anni con la stessa maglia, invece che scommettere al buio su calciatori di altri vivai che diventati maggiorenni spesso non si rendono più utili alla causa. L’Iniziativa adopera questa scelta perché è una società sana, che mai vuol fare il passo più lungo della gamba. Spero di contribuire, in quest’ottica, alla salvezza che la dirigenza ci chiede.
Ma, tornando alle scuole calcio, mi scontro col loro modo di operare. Purtroppo, devo dire con franchezza che si pensa troppo alla tasca e ben poco al valore dei ragazzi. Servirebbe una maggiore onestà verso sé stessi. Qual è il senso di far crescere un giocatore nel vivaio senza la giusta attenzione, per poi, letteralmente, rivenderlo? Tanti allenatori, a mio avviso, impongono un deficit di mentalità calcistica nel giovane, non dandogli alcuna motivazione. Le categorie vanno scadendo perché si vede il calcio come un’attività troppo secondaria. Ho preso il brevetto per allenare, ma lo ha tantissima gente. Per me è allenatore solo chi ha una squadra da guidare. Spero innanzitutto di cominciare ad allenare una squadra di giovani. Non mi sento pronto per una panchina con i grandi, perché possiedo ancora la mentalità da calciatore. Amo lavorare coi ragazzi e spero si presenti l’occasione giusta. Starò a vedere se sono tagliato per questo ruolo”.
Infine, si parla del campionato di Promozione già affrontato e di quello alle porte, in cui Massimo spera di poter esser protagonista.
“Ho trovato un campionato difficilissimo, dopo aver affrontato il girone a cavallo tra Palermo e Trapani l’anno prima. Credo la lega abbia messo insieme nel girone B le realtà più importanti del palermitano e quelle più importanti del messinese. Il Merì è stato la rivelazione, quelle che sono arrivate più in alto sono sicuramente compagini abituate ai campionati di vertice.
Quanto al prossimo anno, invece, penso il campionato risulti un po’ meno impegnativo, con meno compagini a fare da battistrada. Vedo cambiamenti grossi – conclude – in seno a Cefalù, Sant’Agata ed Acquedolcese. La prima di queste tre credo preferisca ridimensionarsi dopo anni di stress, puntando sui giovani. Il Sant’Agata, che parte invece da un organico ottimo, può guardare all’alta classifica. Gli innesti di questi giorni parlano chiaro. Allo stesso modo l’Acquedolcese, che dovrebbe essere ripescata, mi stupisce. D’Amico e Geraci, miei ex compagni di squadra, sono due giocatori molto validi ed affidabili”