Compie oggi 44 anni uno dei calciatori più amati della storia del Messina, il magnifico Enrico Buonocore, capace con le sue prodezze di farsi apprezzare tanto quanto i principali eroi della promozione in serie A.
Il fantasista che in carriera ha disputato oltre 400 partite, sfiorando la soglia delle 100 reti complessive, segue con un po’ di sofferenza le attuali difficoltà dei giallorossi: “La proprietà ha annunciato il suo disimpegno e quindi la situazione è davvero particolare. La città sta vivendo degli anni difficili, senza una società solida, che possa pianificare al meglio il futuro. È una piazza importante, che non merita tutto questo. Anche per questo la gente si è allontanata e non segue più la squadra come prima”.
Buonocore è stato protagonista in riva allo Stretto tra il 2000 ed il 2003 con 7 gol in 70 apparizioni. Riavvolgendo il nastro appare evidente la differenza tra quel quadriennio e l’attuale Lega Pro, che ha disperso un grande patrimonio di pubblico ed investitori: “Le difficoltà sono comuni a tutte le realtà. Mi verrebbe da dire che a questo livello il calcio è finito. Non ci sono più i fondi di un tempo. Se ripenso alla mia esperienza, ricordo una società più ricca e solida, che coinvolgeva i tifosi, parte integrante del Messina Calcio. Dirigenza, squadra e pubblico erano unite e quindi arrivavano i risultati”.
L’impressione è che anche lo sport paghi peraltro una crisi che è prima di tutto imprenditoriale e sociale: “Anche Messina vive un momento particolare. Io la ricordo molto più bella, con tanti negozi, mentre l’ultima volta che l’ho visitata mi ha dato tutta un’altra impressione. Il calcio è ad un livello più basso perché anche gli imprenditori locali hanno difficoltà e non possono certo riversare soldi nel calcio. Forse ci vorrebbe uno sceicco ma al di là delle battute in Italia negli ultimi dieci anni hanno fatto fatica un po’ tutti e la crisi del calcio è una conseguenza”.
La città dello Stretto occupa sempre un posto nel suo cuore: “Tutte le piazze importanti del Sud sono molto calorose. Ed io ricordo che ci seguivano con grande partecipazione anche a Cosenza o a Frosinone. A Messina hanno pesato i successi ma anche il fatto che facevamo proprio fatica a perdere. In tre anni e mezzo ricordo soltanto cinque, sei o forse sette sconfitte. Il “Celeste” era il dodicesimo uomo in campo, per come era strutturato. Era difficile venire a raccoglierci qualche punto…”.
Buonocore non ama stilare classifiche e preferisce ricordare semplicemente la scalata che portò il Messina dalla C2 alla B: “È facile rispondere che il gol con il Palermo lo ricordo sempre. Ma in realtà se devo scegliere un’immagine sono i campionati vinti, che contano più delle singole reti o degli assist. Siamo arrivati con l’obiettivo di fare qualcosa di importante ci siamo riusciti. Non era facile vincere subito in C2, in C1 e poi in B. La società mi disse: <<Dobbiamo vincere!>>. Sono orgoglioso di essere stato scelto e mi gratificava l’avere raggiunto tutti gli obiettivi”.
La Lega Pro nata dalle ceneri della vecchia terza serie non lo entusiasma affatto: “Il livello si è abbassato molto. Ad Ischia ho visto sette o otto partite, anche quando ci ha giocato il Messina. Dispiace dirlo ma è un campionato mediocre, con poca qualità, nel quale le società spendono poco. Sono davvero poche le squadre che giocano bene ed anche i giocatori di spessore si contano sulle dita di una mano. Poi ogni estate in tante non si iscrivono ed anche il novero delle partecipanti continua a ridursi”.
Buonocore commenta con amarezza anche la sorte dell’Ischia, la squadra dell’isola che gli ha dato i natali, che è riuscita ad iscriversi soltanto in extremis e che partirà penalizzata: “Neanche qui c’è un progetto. Adesso addirittura si allenano a Napoli e torneranno soltanto per giocare le gare di campionato. Peccato, perché la gente vorrebbe vedere la squadra allenarsi, avranno magari un ritorno di natura economica ma così si perde anche il senso di appartenenza. È come se il Messina si allenasse a Catania! Ecco perché oggi è così difficile ricreare le emozioni di un tempo”. Difficile anche contraddire l’indimenticabile numero dieci di un Messina e di un calcio che purtroppo non esistono più…