Dall’ultimo Consiglio federale è arrivata l’ufficialità che in tante temevano. Per la domanda di ripescaggio in Lega Pro occorreranno 500 mila euro di versamento a fondo perduto, da aggiungersi alla cifra necessaria per la fideiussione, ammontante a 400 mila euro. Un esborso ingente che ha già scoraggiato diversi club dalla corsa alla terza serie, nonostante le prevedibili caselle “vuote” negli organici, una delle quali è già assicurata per via del fallimento del Parma che ripartirà dalla D. “Lasceremo la società, a chi dovesse subentrare, con le carte in regola per consentire l’accesso ad un eventuale ripescaggio” aveva detto il presidente del Messina, Pietro Lo Monaco, nella conferenza stampa dello scorso 9 giugno, quando confermò il disimpegno. Poi l’indagine sul calcio scommesse ha spostato l’attenzione, ma ogni ipotesi legata ad un ripescaggio – con l’attuale proprietà o con una nuova – appare in questo momento utopistica. Neanche l’Aversa Normanna sembra poter aspirare a riacquisire la terza serie ed il fallito Savoia completa il quadro delle declassate del girone C. I criteri introdotti hanno già prodotto grande malcontento e rischiano di ridurre al minimo le pretendenti.
Tra le retrocesse l’unica ad essere uscita allo scoperto è il Pordenone (girone A), squadra dell’ex messinese Bjelanovic. Il presidente Mauro Lovisa, nel giorno della presentazione di Bruno Tedino come nuovo allenatore neroverde, ha infatti assicurato: “Ai tifosi dico di continuare a sostenerci come sempre fatto e confermo che faremo di tutto per ottenere il ripescaggio in Lega Pro”. Le perplessità dell’Albinoleffe sarebbero invece legate alla questione stadio. Nel caso di partecipazione al torneo professionistico la formazione bergamasca, anziché all’Atleti Azzurri d’Italia, potrebbe giocare sul sintetico di Cologno al Serio. Ben altri i problemi della Pro Patria che potrebbe addirittura non iscriversi.
Per le declassate del girone B ha già chiarito la propria posizione il Gubbio, soltanto nel 2011-12 tra i cadetti. Il presidente rossoblu, Sauro Notari, al Corriere dell’Umbria, ha detto: “Niente ripescaggio. Regalare mezzo milione di euro a fondo perduto è un insulto, anche nei confronti di chi in un momento di crisi globalizzata fa fatica ad arrivare a fine mese. Mi meraviglia che sia stata presa una decisione come questa che, ripeto, è un insulto. Sarà quello che sarà, ma io ho sempre puntato sulla riammissione. Vedremo quello che accadrà, ma un posto tra i professionisti – visti gli scandali in giro – il Gubbio lo meriterebbe”. Identico discorso anche per Forlì e San Marino, le quali come il Gubbio confidano in una revisione delle classifiche per il ciclone calcioscommesse.
Nemmeno le finaliste dei playoff di Serie D presenteranno domanda di ripescaggio in Lega Pro. Emblematico il comunicato del Sestri Levante, vincitore dell’appendice post-campionato: “Dobbiamo purtroppo constatare che gli sforzi profusi della nostra società per onorare sino in fondo gli impegni derivanti dalla partecipazione al Campionato di Serie D non porteranno ad alcun tipo di riconoscimento ma anzi, con ogni probabilità, si tradurranno in un danno sia economico che morale. Chi non dovesse presentare domanda di ripescaggio – precisa il club ligure – viene anche escluso dell’erogazione del premio di 30.000 euro che la Lega mette a disposizione della società vincente i play-off se non ripescata. Mi pare che da quanto sopra emerga in maniera evidente che i Vertici che regolano il mondo di questo sport siano più attenti a criteri di natura economico/finanziaria che ai principi di sportività, correttezza e moralità. E tutto questo quando non passa giorno in cui non vengano alla luce vicende relative a ‘partite truccate”, o altri fatti di questo tipo. Le società dilettantistiche come la nostra che, oltre ad aver meritato sul campo, si possono vantare di essere in regola con tutti i pagamenti e di non avere in sospeso contenziosi di nessun tipo, dovrebbero essere premiate, incentivata e sostenute, anziché taglieggiate per sanare i dissesti finanziari provocati da altri”.
Il Monopoli, allo stesso modo, si è già fatto da parte. Al momento nessun dirigente della società biancoverde rilascia dichiarazioni ufficiali, ma da quanto trapelato il futuro sarà ancora in serie D. A Taranto (semifinalista dei playoff) tutto dipende dall’esito della trattativa per la cessione delle quote di maggioranza al gruppo imprenditoriale capeggiato da Domenico Castria: “Era tutto predestinato – ha detto a Blunote.it – i costi per l’iscrizione e la fidejussione addirittura sono scesi. Soltanto il fondo perduto è rimasto simile. La cordata ne era consapevole. Ora aspettiamo solamente il signor Campitiello”, presidente dimissionario dei pugliesi. Ci pensa anche il Fano, l’altra semifinalista perdente. Di certo sarà l’ultima estate con simili interrogativi, alla luce della decisione del blocco dei ripescaggi a partire dalla stagione 2016/17.