L’agognata svolta non arriva. Il Messina ricade nei soliti errori e resta invischiato in zona play-out. Contro la Paganese, giunta in riva allo Stretto senza vittorie da sei turni e con una rosa rivoluzionata dal mercato invernale, la squadra di Grassadonia ha sprecato un’altra ghiotta occasione per risalire la china. L’ennesimo pareggio in rimonta, l’1-1 casalingo con analoghe modalità si era già verificato al cospetto di Aversa Normanna e Catanzaro, frena i giallorossi che dovranno adesso fare i conti con un trittico terribile: Casertana e Lecce in trasferta, Juve Stabia al San Filippo.
Al di là delle dichiarazioni di rito, comprensibile la preoccupazione alla luce di una classifica che vede Iuliano e compagni al quint’ultimo posto a quota 25, insieme a Cosenza e Melfi. Sabato non è bastato il nono centro stagionale, il quarto consecutivo, del solito intramontabile Corona per ottenere l’intera posta e scacciare i fantasmi. “Re Giorgio” ha colpito nel primo tempo, battendo Marruocco sul cross di un attivissimo Cane, insieme a Mancini tra le poche note liete di giornata. Il Messina, vittima delle proprie paure, nella ripresa ha arretrato troppo il baricentro, subendo la reazione della Paganese.
Un film già visto ed il pari di Girardi, favorito dall’errore in marcatura commesso da Enrico Pepe sugli sviluppi di un corner, è stato soltanto la logica conseguenza. Il difensore, al rientro dopo il lungo infortunio, ha poi sfogato tutta la sua frustrazione al triplice fischio, con una manata rifilata al centravanti campano che gli costerà un paio di turni di squalifica. Ad incidere negativamente sul secondo tempo dei giallorossi anche la carenza di alternative a centrocampo. Alla squalifica di Damonte ed al perdurante stop di Nigro, si sono aggiunti i problemi fisici di Izzillo, rilevato da Donnarumma, schierato per l’emergenza insolitamente a metà campo.
Il mancato accordo con lo svincolato Barusso pone l’accento su una grave lacuna in organico. Sull’1-1, quando il Messina era chiamato a produrre il massimo sforzo per cercare il nuovo vantaggio, Grassadonia ha poi preferito rimpiazzare Corona con De Paula, lasciando in campo un Orlando brutta copia di quello visto nel derby. La conclusione alle stelle nel finale di gara, da parte dell’ex Paganese, l’emblema delle difficoltà in zona gol che nemmeno il sigillo contro la Reggina è evidentemente bastato a risolvere. Ma al di là dell’effetto mercato, che sembra già affievolito, anche perché il talentuoso Ciciretti soffre i continui raddoppi, finalizzati proprio a limitarne la verve messa in luce fin dall’esordio con il Savoia, pesa anche l’età media.
Iuliano, Rullo, Mancini e Stefani, calcolatrice alla mano, non possono partire insieme tra i titolari, pena lo sforamento del limite dei 25 anni, che il Messina rispetta dal momento che è concesso l’utilizzo di un “fuori quota”, il 40enne Corona. Insieme all’esordiente De Paula, classe 1983, è stato relegato in panchina proprio Stefani ma la scelta non ha pagato, anche perché Pepe è stato sfortunato protagonista di due episodi chiave.
Due dei cinque over in organico dovranno quindi sempre subentrare a gara in corsa ed in quest’ottica il mancato ingaggio di Barusso è probabilmente anche un grattacapo in meno per Grassadonia, chiamato sì a sfruttare la maggiore qualità dell’organico, tenendo però d’occhio un regolamento ed una politica societaria che impongono la valorizzazione dei giovani. Ed anche l’eventuale innesto in mezzo al campo dovrà a questo punto essere un under, a meno che uno dei grandi non si rassegni a tanta panchina, prima di incidere nei finali di gara.