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Dal 5 all’8 febbraio al Vittorio Emanuele di Messina arriva “Il Guaritore”

Dopo il successo della scorsa stagione, prosegue il fortunato tour de “Il Guaritore” testo di Michele Santeramo, vincitore della 51° edizione del Premio Riccione per il Teatro e spettacolo finalista ai Premi Ubu 2014 nelle categorie “novità italiana “ e “attore”.

Il GuaritoreDiretto da Leo Muscato, interpretato da Vittorio Continelli, Simonetta Damato, Gianluca delle Fontane, Paola Fresa, Michele Sinisi e prodotto da Teatro Minimo e Fondazione Pontedera Teatro, lo spettacolo verrà presentato al Teatro Vittorio Emanuele di Messina dal 5 all’8 febbraio“Il Guaritore”,  mette in relazione le storie delle persone, per farle guarire. Ha un fratello che mal sopporta. Gli arrivano in casa due donne con problemi opposti, e un ex pugile. Questa guarigione non è cosa facile, serve leggerezza, disimpegno, distacco e grappa. É un personaggio che prova a mettersi tra il malessere e la soluzione dei problemi. Ha il colletto della camicia sporco, non ci vede quasi più ma riesce a guarire le persone. Non è un mago né un medico. Vive sulla linea d’ombra tra realtà e fantasia, come ogni personaggio della scena.

il-guaritore-400x320“Cosa doveva guarire, questo mio Guaritore? Deve guarire le storie – scrive l’autore – per dirla meglio, deve guarire delle persone, partendo dal presupposto che per guarire una storia bisogna metterla in relazione con un‟altra. La relazione, l‟idea di mettere al centro una generosità a cui trovo sempre meno disposta la gente, come se condividere qualcosa sia diventato perderne il senso”. Il Guaritore fa proprio questo: “mette le storie in relazione, per fare in modo che guariscano prendendosi addosso interamente il peso di ogni sua responsabilità, tutto sommato vuole essere la testimonianza di come non si esce dal silenzio gridando da soli”.

La Giuria del Premio Riccione, composta da Alessandro Gassman, Umberto Orsini, Fabrizio Gifuni, Elio De Capitani, Fausto Paravidino e Isabella Ragonese, ha scritto: ‘Il testo di Michele Santeramo è un testo vivo. È un testo teatrale, che non rinuncia mai all’efficacia scenica di quello che rappresenta. Lo spettatore è condannato a chiedersi se è di fronte ad una narrazione naif o elaborata, se è l’autore o se sono i personaggi o gli attori a condurre il gioco, un gioco teatrale, un gioco antico, fatto di sketch, di porte che si aprono e che si chiudono, di battibecchi bassi e di monologhi alti, e un gioco popolare e contemporaneo, che ci attira offrendoci la riconoscibilità delle situazioni teatrali e ci piomba in un mondo che è il nostro, un mondo senza certezze, un mondo liquido, dove per orizzontarsi non servono più le idee, né quelle vecchie né quelle nuove, ma dove gli esseri umani – con tutti i loro difetti – non smettono mai di aggrapparsi alla speranza che sia il confronto con un altro essere umano a salvarli.’

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