Messina-Savoia sarà una gara da ricordare, e non soltanto per il ritorno al successo che mancava da due mesi e mezzo e che spiana la strada verso la permanenza in Lega Pro. Il match vinto con gli oplontini è soprattutto quello che ha segnato l’esordio tra i professionisti, con la maglia numero 13, del 17enne Giovanni Sciliberto, un prodotto del vivaio peloritano, che ha ottenuto la soddisfazione della prima convocazione in prima squadra insieme ai compagni Antonino Bellamacina e Anthony Scorbaci.
A lasciargli il posto per i quindici minuti conclusivi è stato l’intramontabile Giorgio Corona, uno sportivo modello al quale si ispira. Quasi una “staffetta” beneaugurante per la promettente carriera di Giovanni. Per lui una soddisfazione doppia con dedica al papà Luccio, una delle 37 vittime della drammatica alluvione dell’1 ottobre 2009, che devastò varie frazioni della provincia, da Giampilieri a Molino, da Scaletta a Santa Margherita. Il 42enne, il cui corpo non è mai stato ritrovato, stava provando a mettere in salvo una signora ma venne travolto in pieno dalla forza devastante del fango e dell’acqua nella frazione di Altolia.
Da allora Giovanni ha un motivo in più per sfondare nel mondo del calcio. Il padre infatti lo seguiva con l’inevitabile passione propria dei genitori, accompagnandolo agli allenamenti ma – tengono a sottolineare gli amici – restando comunque in disparte, per non risultare troppo invasivo. Il figlio Giovanni ha superato con tenacia il grande dolore, dedicando al padre tutte le reti siglate nella formazione “Berretti” – sono già 8 quest’anno – fino alla “chiamata” da parte di Gianluca Grassadonia, che ha creduto nelle doti del giovane attaccante. L’anno scorso con gli “Allievi Nazionali” aveva anche siglato il gol decisivo a San Marino, che valse lo spareggio con il Frosinone di Cesar e quindi la qualificazione alla Final Eight di categoria di Chianciano Terme.
A tesserne le lodi ai nostri microfoni è il responsabile del settore giovanile del Messina Roberto Buttò: “Giovanni Sciliberto è un attaccante centrale, che fa reparto da solo, dotato di un buon tiro ed un bel dribbling. È un prodotto del nostro vivaio, dato che l’ACR lo prelevò da una scuola calcio cittadina. È un ragazzo che dedica tutto al padre, guardando costantemente al cielo dopo ogni marcatura: in questo modo è come se Luccio fosse ancora presente”.
Giovanni ha un fratello più grande, che studia fuori città, mentre la madre prova a sostenere la famiglia arrangiandosi con piccoli lavoretti. Dal 2009 sono trascorsi più di cinque anni e da allora la sua famiglia è ancora senza una casa di proprietà, potendosi permettere soltanto un’abitazione in affitto. Un dramma al quale sinceramente è meglio non aggiungere altro per non trasformarlo in retorica. A riaccendere i riflettori sulla famiglia Sciliberto d’altronde ci ha pensato Giovanni. E Luccio sta tifando sfegatatamente da lassù…