Non era il capitano, la fascia è stata affidata al plurimedagliato Matteo Soragna ma certamente il giocatore con più lunga militanza nelle file dell’Upea Orlandina. L’ala grande marchigiana Andrea Benevelli è infatti arrivato a Capo d’Orlando nell’estate del 2011 strappando la fiducia della società del presidente Sindoni e sottoscrivendo un contratto biennale che garantiva in maniera evidente sulle qualità del giocatore. Il pesarese venne nominato migliore ala del campionato di DNA, confermandosi poi nel primo anno di Legadue, dovendo convivere con problemi fisici che lo privarono ripetutamente del campo (ma le sue medie furono ottime con oltre 7 punti e 3 rimbalzi in meno di 20 minuti d’impiego). Quest’anno in una cavalcata romanzesca il lungo ha saputo aspettare e cogliere al volo le occasioni avute, ritagliandosi il suo spazio all’interno di un gruppo dove tutte le componenti funzionavano al meglio. Proprio la coesione dello spogliatoio è stata l’arma in più per i giocatori biancoazzurri che hanno scritto pagine epiche per la città paladina.
“Senza dubbio tutti noi giocatori ci siamo cementati l’un l’altro in una stagione dura e per nulla scontata come potrebbe sembrare a posteriori. L’annata è stata super, andando al di là di ogni più rosea aspettativa iniziale. Settimanalmente abbiamo appreso il potenziale della squadra che aveva tutti i ruoli definiti con la società che ha sfruttato il mercato per potenziare il roster. La finale è stata un giusto riconoscimento al lavoro di un anno, nonostante la sconfitta un trionfo per tutta la città”.
Per chi vive e lavora a Capo d’Orlando non può passare inosservato il legame inscindibile che si viene a creare tra squadra e ambiente, rafforzatosi come non mai quest’anno per merito delle imprese sportive dei propri beniamini. Benevelli non usa giri di parole ma avvalora il discorso: “Non è un mistero che a Capo d’Orlando si vive di basket, il posto è incredibile e si sta benissimo nel quotidiano. Le persone sono speciali e la qualità della vita è alta. Sono da tre anni qui e non mi era mai capitato in carriera di spendermi così per un singolo progetto, è qualcosa di appagante”.
Il prodotto delle giovanili della Scavolini Pesaro da sempre ha dovuto fronteggiare alcuni infortuni che lo hanno limitato ma solo parzialmente nel suo apporto. La forza di volontà gli ha permesso di superare questi ostacoli come l’infortunio occorso a febbraio all’adduttore.
“Pensare che tutto è nato da una banale scivolata in campo a febbraio, vera sfortuna. Però lo stop mi è servito per arrivare più preparato ai playoff. Infatti per un mese e mezzo non ho seguito la squadra ad inizio girone di ritorno e durante l’esperienza in Coppa Italia a Rimini, lavorando sodo col preparatore e richiamando la preparazione. L’anno precedente invece il problema fu più grave, lungo e fastidioso”.
A giugno si iniziano a tracciare i primi propositi per il nuovo anno, l’ala biancoazzurra sa che la sua società d’appartenenza lavora su più fronti, dando la priorità alla finestra del ripescaggio in massima serie.
“E’ un punto di domanda per tutti, la società deve capire il campionato d’appartenenza, io sto molto bene qui e rimanere sarebbe la mia priorità. Devo parlare con i dirigenti e il nuovo coach Giulio Griccioli, l’ennesima scelta che conferma le ambizioni dell’Orlandina, essendo un tecnico che ho sempre affrontato da avversario e che nell’ultimo biennio ha fatto bene a Casale Monferrato. Rappresenta un’ottima scelta sia per la A che l’A2”.
In conclusione capitolo Pozzecco, giocatore che ha chiuso la carriera proprio all’Orlandina e che da allenatore ha debuttato arrivando a stagione in corso nel primo anno di Legadue e che con le sue opinioni mai banali si è fatto amare da tutti, giocatori compresi.
“Con lui ho avuto un ottimo rapporto nonostante chiaramente mi avesse fatto capire che non fossi il giocatore ideale per le sue caratteristiche di gioco. Lo ringrazio perché chiunque mi avrebbe potuto precludere la mia avventura mentre lui mi ha gradualmente responsabilizzato e dato fiducia. Io ho risposto dando tutto me stesso e mi sono ritagliato il mio spazio in un settore lunghi di grande affidabilità”.
Queste quindi le considerazioni del numero 9, ormai paladino d’adozione, che ha salutato tifosi e società con questo messaggio lasciato sui social che condensa tutta la nostra intervista: “Giocare i playoff davanti a un Pala Fantozzi stracolmo e così caloroso, al di là di qualsiasi risultato sarebbe arrivato, è stata un’emozione incredibile e irripetibile! Non mi era mai capitato di giocare davanti a un pubblico simile, è stata la nostra forza! Abbiamo fatto gruppo tutto l’anno e non poteva che uscire una grande stagione!”.