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Barcellona, Fantoni riavvolge le tappe della sua carriera: ”Amo Livorno, la mia città e squadra con la quale ho esordito in A1. A Treviso e Casale anni indimenticabili” (VIDEO)

Intervista a Tommaso Fantoni (Sigma Barcellona)
Intervista a Tommaso Fantoni (Sigma Barcellona)

Tommaso Fantoni è un giocatore di primissima fascia per il secondo campionato nazionale come la Lega Adecco Gold. Lo dimostrano le innumerevoli stagioni vissute da protagonista in serie A con Livorno e Treviso caratterizzate da oltre 800 punti segnati, gli anni a Casale Monferrato coincisi con la promozione nella massima serie (1427 punti in quattro anni). Ha fatto inoltre parte del giro delle nazionali giovanili, disputando anche un Campionato Europeo cadetti nel 2001. Con la Nazionale maggiore ha disputato 35 partite realizzando un totale di 265 punti. Non è un caso che con un curriculum di questo livello la Sigma Barcellona sia partita proprio da lui nella costruzione del nuovo roster che per il quarto anno consecutivo darà l’assalto all’Olimpo del basket.
Il pivot toscano esordisce parlando della sua infanzia e di Livorno, sua città natale: “La pallacanestro ha sempre assorbito gran parte delle mie giornate, dai quattro anni l’ho alternata col nuoto, lo sport più completo per eccellenza. Ho trascorso un’ottima infanzia con la mia famiglia. Livorno è una città strana, non ha mezze misure: o la si ama o la si odia. Sono tantissimi i livornesi sparsi per il mondo che vengono etichettati così. Non c’è falsità, quello che pensa la gente lo dice apertamente”. L’atleta giallorosso prosegue: “Se cresci a Livorno difficilmente vuoi perdere, in qualsiasi campo, chi la conosce la ama incondizionatamente, a differenza di chi non la conosce che magari ha dei pregiudizi e pensieri sbagliati e non veritieri sulla città. Io lì sono cresciuto ed è parte di me”.

Il pivot Fantoni in azione con la maglia giallorossa
Il pivot Fantoni in azione con la maglia giallorossa

Fantoni di seguito ricorda la prima esperienza da giocatore con la maglia della Don Bosco Livorno, società in cui è cresciuto: “I miei primi anni di carriera, dai quattro ai nove anni, li ho spesi con la maglia del Giornalino Livorno, team che curiosamente aveva come colori il giallo e il rosso e avevo sulle spalle il numero 44”– sorride pensando alla somiglianza con Barcellona. “Il Giornalino poi fallì, era una squadra composta interamente da figli di ex giocatori, che in massa si trasferirono proprio al Don Bosco Livorno. La società poteva contare su un grande parco giocatori tutti di età omogenea, così si scelse in seguito di divederlo in tre gruppi formando altrettante squadre autonome. Io finii nel Don Bosco “Fantozzi” che risultò poi essere la migliore per cifra tecnica. Dopo due anni, il terzo si decise di operare una fusione del gruppo dando vita ad una super squadra, che non a caso vinse lo Scudetto Cadetti a Roseto in Abruzzo. In seguito ho fatto tutta la trafila nelle formazioni giovanili mentre la prima squadra dava vita ad una vera scalata salendo dalla serie B2 in B1 e poi in A2. A questo punto, nel 2002, la società prende la denominazione di “Basket Livorno”, quando ero Esordiente e contestualmente ottiene il pass per la serie A. Da lì ho giocato un anno come Juniores e mi allenavo con la prima squadra, sono stati anni duri fisicamente ma mi che mi hanno fatto crescere tanto e diventare il giocatore che sono oggi”.

Fantoni a muso duro con Nicevic nel derby con l'Orlandina
Fantoni a muso duro con Nicevic nel derby con l’Orlandina

Per un giocatore così attaccato ai colori della propria città non poteva accadere di meglio che esordire in A1 proprio con la maglia della squadra cittadina. Questa la sua soddisfazione: “Ho esordito il 12 ottobre 2003 contro la Fortitudo Bologna entrando al PalaDozza a due minuti dalla fine, c’era una bolgia ed ho segnato in tap in il mio primo canestro che mi diede un’adrenalina in corpo indescrivibile, avevo la pelle d’oca. Da livornese vedevo che molti sostenitori erano combattuti, alcuni felicissimi per me, altri molto gelosi di quello che stavo facendo in campo. Comunque resta il fatto che giocare per la propria città nel campionato di massima serie è un motivo di soddisfazione ed orgoglio che porterò per sempre dentro di me”.
Ad un certo punto della propria carriera Fantoni ha dovuto prendere la decisione di lasciare la sua città ed approdare verso altri lidi. Non è stato certamente facile per lui: “Per i mie genitori fu quasi come un lutto, per me ha rappresentato un miglioramento sia come uomo che come giocatore, perché inevitabilmente andare via da casa molto presto ti costringe a crescere sotto tanti punti di vista. Fu comunque stimolante perché cercavo nuove emozioni dopo quattro anni consecutivi a Livorno” (le sue cifre, 94 partite con 805 punti e 360 rimbalzi complessivi, ndc). “Nel 2007 sono approdato alla Benetton Treviso, quello fu un anno a metà, bello e brutto. Per la società disastroso perché scoppio il caso Lorberk, cui fece seguito il taglio di tre allenatori (Ramagli e Vitucci, ndc). Giocavo a corrente alternata, il primo anno lontano da casa fu quindi per varie ragioni difficile. Rimase comunque un’esperienze utilissima che rifarei altre cento volte, la mia scelta è ricaduta sul team veneto perché c’era grande serietà dal punto di vista atletico e proprio in quel settore sono migliorato tantissimo”.

Tommaso Fantoni con la maglia di Casale Monferrato
Tommaso Fantoni con la maglia di Casale Monferrato

Dopo Treviso arrivò la chiamata di Casale Monferrato che Fantoni accettò per diverse ragioni. “Inizialmente non sapevo neanche dove fosse geograficamente Casale. Il primo motivo che mi spinse ad accettare fu la presenza come allenatore di Marco Crespi, che non conoscevo direttamente ma di fama. Lui è attento ai dettagli, prepara la partita sotto molteplici aspetti ed è per questo tra i migliori in Italia (attualmente haed coach alla Montepaschi Siena, ndc). Inoltre Casale è una società con grandi ambizioni ed obiettivi chiari, mi firmarono per quattro anni (dal 2008 al 2011, ndc) e la squadra era chiaramente costruita per tentare l’assalto alla serie A. La Legadue quell’anno equivaleva all’Uleb Cup perché c’era Varese, che poi salì, due squadroni come Soresina e Sassari. Ho scelto Casale quindi per la sana competizione, perché volevo giocare ed essere protagonista dopo l’anno precedente in cui giocai meno”.

Questa l’intervista video al pivot della Sigma Barcellona, Tommaso Fantoni:

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