Dopo avere evitato un punto di penalizzazione a gennaio ed ottenuto un proscioglimento a inizio maggio, la grana fideiussione alla fine è costata un -2 al Messina, condannato mercoledì a Roma in appello. Una decisione comunque indolore per i peloritani, che anche scendendo a 42 punti evitano i play-out e ogni altra ripercussione futura.
La Procura Federale aveva chiesto infatti ai magistrati di secondo grado di rimodulare la pena, dal momento che il campionato si è concluso, e di sanzionare il Messina con un -2 da scontare l’anno prossimo, nel nome del principio di afflittività. Soddisfatto l’avvocato Massimo Rizzo, appena rientrato dalla Capitale: “È andata molto bene. La sanzione è sostanzialmente ininfluente, mentre una penalizzazione da scontare nel torneo 2017/2018 – come aveva invocato l’accusa – sarebbe stata pesantissima. Non ci aspettavamo un simile colpo di scena in seconda battuta ma fortunatamente lo abbiamo evitato”.
La linea difensiva curata insieme al collega Eduardo Chiacchio si è basata sul fatto che “la richiesta non poteva cambiare in corso d’opera e il principio di afflittività non era stato invocato in primo grado, quando il Tribunale Nazionale diede ragione al Messina. Quella sentenza arrivò il 9 maggio, dopo la partita di Vibo, e quindi anche in quel caso a campionato già concluso”.
Eppure, qualche timore c’era: “La Procura ha prodotto ulteriori documenti, nei quali la Lega Pro ammetteva l’assenza di una fideiussione valida. Ma non era ammissibile una condanna differente, anche perché il comunicato federale di dicembre ipotizzava proprio un -2, come ribadito anche dal presidente Gabriele Gravina”.
Rizzo ritiene che il caso fideiussione possa considerarsi definitivamente concluso, nonostante la Vibonese abbia prospettato l’ipotesi di un ricorso al Coni: “Ormai questa pronuncia rappresenta la pietra tombale sulla vicenda. Non temiamo assolutamente ulteriori iniziative, che non risultano peraltro avviate. La decisione della Corte d’Appello tronca anche le polemiche per il precedente proscioglimento, che aveva suscitato scalpore”.
Il club ha superato indenne anche un altro procedimento, avviato a Messina, dopo il decreto ingiuntivo e l’istanza di fallimento presentate dall’avvocato bolognese Mattia Grassani, che vanta ancora un credito relativo alle sue prestazioni professionali. Due estati fa l’ACR, assistito da uno dei principali esperti di diritto sportivo in Italia, mantenne la Lega Pro a discapito della Vigor Lamezia, nell’ambito del processo sul calcioscommesse.
“Abbiamo raggiunto un accordo sulle somme pregresse vantate dal legale, maturate nel corso della gestione della precedente proprietà. Grassani ha quindi presentato un’istanza di desistenza e il Tribunale fallimentare ha optato per l’improcedibilità dell’azione. Una decisione che ci soddisfa, dal momento che i magistrati avrebbero potuto avviare autonomamente un’istruttoria e trasmettere addirittura gli atti alla Procura della Repubblica. Il rischio è stato scongiurato e non vi sono altre istanze di questo tipo. Per cui la proprietà può concentrarsi sulle pratiche relative all’iscrizione al prossimo campionato”, conclude Rizzo.