E’ la norma che ha smorzato le rovinose debàcle di grandi piazze del calcio italiano, quel paracadute che ha evitato guai peggiori a tifoserie rimaste sulla graticola in estati incandescenti. Stavolta, l’articolo 52 delle Norme Organizzative Interne della FIGC, più note come NOIF, spingerà la propria ombra sino in riva allo Stretto, o più nello specifico toccherà al comma 10 del regolamento in materia di titolo sportivo salvare il Messina.
Alla base del dialogo tra Pietro Sciotto ed il sindaco Renato Accorinti c’è appunto un semplice, quanto prezioso appiglio legale: si chiama iscrizione in soprannumero e – nelle ultime stagioni – è l’exit strategy preferita sia negli ambienti Federcalcio che tra le amministrazioni comunali costrette a fare i conti con fallimenti e scandali che hanno rischiato di marcare pesantemente la geografia delle serie professionistiche. Tutti pazzi per il comma 10, insomma, il dispositivo legale che ha frenato l’emorragia di una scomparsa che ha travolto baracca e burattini di un’ACR di cui si parla già al passato, quella non iscritta da Franco Proto.
La risposta al naufragio, però, c’è già. Al Messina sarà risparmiata quella partenza dalla Terza Categoria tanto retrò da essere ormai stata rimossa anche dalla storia: coincide con la Serie D, per l’appunto, il destino della costituenda “Associazione Calcio Rilancio” che, dopo gli incontri di Palazzo Zanca ed il bando emesso della Giunta, attende solo il via libera di Carlo Tavecchio per riprendere il cammino interrotto da una sola categoria in meno, come dopo una semplice retrocessione.
Ma ad ogni modo, ottenuto il placet del presidente della FIGC, una nuova biancoscudata ancora in embrione si aggiungerà all’elenco di quei sodalizi scampati a debiti e vecchie proprietà come nei celebri casi di Venezia, Parma e Reggina, con l’immediata acquisizione di non pochi benefici già all’atto della nuova iscrizione. Scoramento a parte, la scena di un’ACR in versione di araba fenice che si rialza dalle proprie ceneri ha ad oggi il merito di far sembrare brutti ricordi i milioni di euro al passivo e punti di penalizzazione incombenti, primo passo verso un nuovo inizio che nel caso dei lagunari, dei ducali o degli amaranto è sempre coinciso con un pronto ritorno tra i professionisti, già al termine del campionato d’esordio.
Ma quali passaggi vanno osservati per formalizzare l’iscrizione in soprannumero? Il testo dell’art. 52, rivolto alle “città di società non ammesse”, è vago in proposito, pur restando fermo su un punto: quello della solidità economica. Per affrontare un campionato di Serie D, è espressamente richiesto un esborso iniziale di almeno 150.000 €, vero e proprio tasto d’accensione di una macchina organizzativa che deve pur muoversi entro i tempi e le regole fissate da Dipartimento Interregionale e Co.Vi.So.D. Poichè i gironi non ci sono ancora, la patata bollente è tutta nelle mani dei consulenti di Pietro Sciotto. Di mezzo c’è solo il bando promosso dal primo cittadino e dall’assessore allo sport Sebastiano Pino, iniziativa non disciplinata dalle norme federali che, a differenza del passato, non citano direttamente il sindaco. Una volta affidate le chiavi degli impianti sportivi e registrata la nuova società è solo facoltà del “Presidente Federale, d’intesa con il Presidente della LND” consentire l’ammissione del nuovo girone, aggiungendo un posto a tavola al girone I di quarta serie, che salirebbe con ogni probabilità a diciannove formazioni per garantire i diritti delle società in odor di ripescaggio come Acireale, Roccella e Cittanovese.
Guardando al 4 agosto, data di pubblicazione degli organici di Serie C e deadline per l’ammissione nel massimo campionato dilettantistico, Messina muove i suoi passi con il giusto anticipo verso la prossima stagione. E pensare che l’antenato dell’art. 52 comma 10, quel Lodo Petrucci rimasto in vigore per poche stagioni, non avrebbe permesso l’operazione promossa da Sciotto. Solo qualche anno addietro, con le normative precedenti, l’ACR sarebbe infatti potuta ripartire solo da “due categorie inferiori”, quindi dall’Eccellenza, ipotesi tutta da intestare al sindaco secondo disposizioni che a loro volta avrebbero negato la rifondazione data la presenza in città di altre squadre nello stesso campionato, vedi Città di Messina e Camaro.
Almeno stavolta le circostanze preservano il futuro della biancoscudata e dei suoi tifosi, che pregustano la quiete dopo la tempesta. Bisognerà tenere a freno le ambizioni ed imparare dagli errori (spesso di valutazione), nonostante sembri sempre più difficile nel calcio ed ancor più in riva allo Stretto, dopo i nove anni di passione targati ACR. Intanto è il momento di passare alle cose formali: la Federcalcio attende solo il Messina. Di nuovo.