Tra maggioranza e minoranza è ormai un muro contro muro. E non parliamo della direzione del PD, ma dei delicati equilibri interni all’ACR Messina. I primi dissidi tra il presidente Natale Stracuzzi e l’amministratore delegato Pietro Gugliotta emersero d’altronde già in estate, dopo la nomina del direttore generale Giovanni Villari. Da allora sono state numerose le scelte non condivise dall’Antares. Ed a poche ore da una scadenza fondamentale, quella degli stipendi di novembre e dicembre, la situazione è precipitata.
Gugliotta, che giovedì scorso ha rassegnato le proprie dimissioni da ogni carica, tiene però a fare il punto su quanto emerso in queste ore: “A Roma, di fronte ai potenziali acquirenti, avevo annunciato che dalla Lega sarebbero arrivati 80mila euro di contributi. Non c’è una data precisa ma solitamente vengono versati poco prima della scadenza bimestrale. Lunedì infatti è stata accreditata, in riferimento ad una fattura da 40mila euro, la somma di 31.619 euro, al netto delle trattenute in conto campionato. Altri 38mila saranno corrisposti entro fine mese”.
A pesare sarebbero però altre uscite inattese: “I potenziali acquirenti, Angelo Massone e Pasquale Gerace, asseriscono che questi soldi non sarebbero sul conto ed effettivamente nelle scorse settimane Stracuzzi e Piero Oliveri, unici soggetti abilitati a differenza dei soci di minoranza, hanno emesso alcuni assegni bancari, che hanno quasi azzerato il credito. In particolare, dovremo coprire un altro assegno da 45mila euro, datato proprio 31 gennaio, che il presidente ha sottoscritto un giorno prima delle sue dimissioni. Mi verrebbe da dire che finalmente si capisce chi sono i veri pupi e chi i pupari. Noi non avevamo contezza di quanto accadeva dal punto di vista contabile e stiamo apprendendo soltanto in queste ore di ulteriori esposizioni che ci mettono in difficoltà”.
Secondo Gugliotta, Stracuzzi ha violato gli accordi precedentemente sottoscritti con gli altri soci: “Ad ottobre l’intero cda ha sottoscritto un verbale, nel quale avevamo sancito che il presidente non avrebbe potuto firmare nessun atto o negozio giuridico superiore ai 1.000 euro senza il nostro consenso scritto. Invece ha continuato ad autorizzare spese, mai ratificate dalla minoranza. Considerava forse l’ACR un’azienda individuale. Via pec lo avevamo avvertito che impegni troppo onerosi, come quelli sottoscritti con il centrocampista Riccardo Nardini, non potevano essere sostenuti. Lui si è scusato ripetutamente, ma non è mai cambiato nulla ed ora ha messo a repentaglio anche il versamento delle mensilità dovute ai calciatori”.