Non è semplice trovare le parole per descrivere lo sdegno e l’impotenza. Nelle scorse settimane il Comune ha presentato una denuncia contro ignoti e nei confronti dell’ACR Messina per le condizioni in cui era stata riconsegnata la foresteria del “Franco Scoglio”, il principale impianto sportivo cittadino. Palazzo Zanca contestava in particolare la mancata sorveglianza e vigilanza da parte della società a cui era stata affidato lo stadio.
Attraverso il consigliere di quartiere Santi Interdonato, che le ha rese pubbliche soltanto ora, entriamo in possesso delle foto scattate nel corso di un sopralluogo da parte dei tecnici comunali, che risale a qualche mese fa. L’album che correliamo al servizio parla da solo: si notano calcinacci, porte e finestre divelte, controsoffitti sfondati, estintori ed arredi scardinati, stanze messe a soqquadro, servizi sanitari danneggiati, rifiuti e resti di cibo sparsi ovunque, soprattutto nella sala ristorazione e nei bagni. L’area è stata letteralmente depredata. Nelle scorse settimane l’ultima proprietà del club ha scaricato ogni responsabilità su chi l’aveva preceduta, ma sull’effettiva tempistica dell’accaduto e sull’identità dagli autori non c’è alcuna certezza. Spetterà agli organi competenti accertare eventualmente le responsabilità. Resta comunque grave che la situazione non sia stata denunciata pubblicamente, ma tenuta sotto traccia con un’inaccettabile omertà.
Proprio ieri il Comune, a margine di un colloquio con il direttore generale del nuovo ACR Giovanni Carabellò, ha assicurato che stanzierà circa 70mila euro per la sistemazione di camere, uffici e sala ristorazione. Il nuovo club intende infatti utilizzare una quindicina di stanze, a fronte di una disponibilità complessiva di quaranta. Appare comunque ingiusto e immorale che a sobbarcarsi questi danni debba essere l’Ente pubblico mentre le svariate proprietà che si sono succedute, accumulando ingenti debiti e pendenze con il Comune per oltre 200mila euro, potrebbero non risponderne affatto, anche in virtù dell’annunciato fallimento. Non resta che arrossire. Ed al pensiero di come è stato saccheggiato un bene pubblico emerge anche un rosso di rabbia.