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Equivoco ripescaggi in Eccellenza. Senza il coraggio di riformare si perde contatto con la realtà

Sarebbe troppo facile parlare ancora di “pallone sgonfio”. Si poteva imprimere una svolta, ma ciò non è stato fatto. Dietro gli undici ripescaggi nel campionato di Eccellenza – un autentico record – c’è di sicuro una questione di scelte, troppo rilevante per insabbiarsi in tempi stretti e dichiarazioni contraddittorie.
Ma intendiamoci, senza alcuna polemica: la crisi del calcio siciliano, crescente su tutti i fronti, non sarebbe altrettanto vasta senza l’effettiva complicità di chi questo sport lo governa. Valutazioni forzate, l’assenza di una strategia adeguata ed anche un certo distacco da quanto succede oltre lo Stretto hanno segnato l’ennesima occasione persa.

Violato e Morgana
Sandro Morgana, vicepresidente LND ha commentato ai nostri microfoni la composizione dei nuovi gironi di Eccellenza

Certo, tra i club latitano risorse economiche e spesso anche serietà ed autocontrollo. E’ però follia negare (ancora) la necessità di una riforma. E va ribadito, mentre i dirigenti federali fanno spallucce dichiarando sui giornali che “non possiamo farci nulla”, o che “la Sicilia c’è” : è tutta una questione di scelte. Sarà poi vero che il pallone è ormai sgonfio, ma il Comitato Regionale della LND avrebbe o no potuto ridurre il numero di squadre in organico o cancellare un girone di Eccellenza?

Il regolamento della Lega Nazionale Dilettanti (art. 29, comma 6) e le Norme Organizzative Interne della FIGC (art. 49), lasciano piena libertà ai comitati regionali. L’Eccellenza – si legge nelle norme di riferimento – “è organizzata dai comitati regionali in uno o più gironi”. Nessun obbligo se non questo. Nessun riferimento al numero di formazioni partecipanti.

Pur prevedendo numerosi posti vuoti il comitato regionale non ha espresso la volontà di mettere mano ai campionati, riformandoli

Ecco però gli undici ripescaggi, in linea con le 32 caselle che si è deciso di andare a riempire. Si potrebbe obiettare che, al primo luglio, sarebbe stato impossibile pronosticare undici forfait. Nessuno chiede che negli uffici di Ficarazzi ci si munisca di una palla di vetro ed è proprio qui che stanno le responsabilità delle società, alcune delle quali insolventi da tempo o incredibilmente miopi. Prevedendo però – questo sì – molti posti vuoti in organico, tra le promozioni in Serie D e le numerose rinunce costantemente ventilate, la questione andava affrontata con coraggio e forse anche discussa con il Direttivo Nazionale. Innanzitutto va allora trovata la volontà politica di riformare, di rifuggire ebbrezze che durano giusto il tempo di una stagione e allinearsi a ciò che in tutta Italia si sta già facendo.

Sono saltate le iscrizioni di Milazzo, Sporting Taormina, Rocca di Caprileone, Villabate e Raffadali

E per sarebbero bastati pochi step: bandire un numero variabile in organico, come fatto per la Promozione (in quel caso 60/64 squadre); non sollecitare con insistenza le domande di ripescaggio, come è prassi ampiamente conosciuta; prepararsi ad un campionato di transizione, anche con due gironi da 12 o 14 squadre, verso un girone unico di Eccellenza, come nei casi di regioni non esattamente piccole quali Calabria, Puglia, Abruzzo, Sardegna.

Il dato di fatto è invece che una squadra su tre non ha maturato sul campo il diritto a partecipare a quello che sarà il prossimo campionato di Eccellenza. I “miracoli” di un pomeriggio d’agosto hanno cancellato retrocessioni, sminuito primi posti e vittorie ai play-off, catapultato in un campionato chi, in quello inferiore, aveva a malapena raggiunto la salvezza. Non ce ne vogliano le società ripescate, di cui vanno salvaguardati i diritti: è proprio una questione di sistema quella di cui discutiamo.

Lega Pro
Bloccati i ripescaggi nelle prime tre serie: scenderà il numero di club tra i Pro

Mentre la Serie C passa a 56 squadre, con un solo ripescaggio in tutta Italia (!) ed anche B ed A valutano l’ipotesi di “dimagrire”, la Sicilia dei gattopardi mantiene un format vecchio decenni. Prima che il calcio diventi un deserto sarebbe forse bene riprendere contatto con la realtà, già nella composizione dei gironi, arginare per tempo un problema che – come in queste settimane – è sfuggito di mano a chi non ha davvero capito che i due gironi di quinta serie appartengono ad un’altra era.

Non a caso sono adesso molti i protagonisti del calcio siciliano che credono un girone unico di Eccellenza sia la soluzione migliore. In tal modo diminuiranno (e non di poco) i proventi della tassa di iscrizione, ma è un problema politico che la Lega deve fronteggiare per il bene dello stesso movimento. Aumenteranno i costi per le trasferte, ma è inutile mettere la testa sotto la sabbia e far finta di non sapere quali costi si sobbarchino nei fatti i club di Eccellenza, almeno i primi otto o dieci di ogni girone, gli stessi club che dovrebbero partecipare ad un girone unico con un numero compreso tra 16 e 20 squadre.

Sandro Morgana
Il Comitato Regionale dovrà intestarsi una battaglia per la riforma dei campionati. L’alternativa è il baratro

E ne verrebbe davvero fuori un’Eccellenza “eccellente”, non un campionato che – dati alla mano – è sempre più appiattito sulla Prima Categoria. Né, tantomeno, un torneo in cui da anni tre o quattro squadre partano già da retrocesse e falsino continuativamente gli equilibri della classifica. Soppiantare le esigenze dello status quo con una visione a lungo termine eviterà risposte che sono sgrammaticate secondo l’etica dello sport, quelle stesse risposte che rischiano di far implodere il calcio isolano.

Preoccupano, se non altro, gli effetti reali dei ripescaggi: è statisticamente provato che molte squadre promosse a tavolino retrocedono o, addirittura, non si iscrivono l’anno successivo; Seconda e Terza Categoria sembrano destinate a scomparire, con un evidente abbattimento del livello tecnico nelle serie superiori;  la meritocrazia è praticamente un miraggio. Certo, le emozioni e lo spettacolo regalati dal calcio non c’entrano coi ripescaggi, ma ne va del futuro dilettantismo siciliano.

I ripescaggi in Eccellenza – che creano un illustre, quanto drammatico precedente a cui ciascuno potrà appigliarsi – sono solo la punta dell’iceberg di un calcio malato. E’ evidente che manchi una visione di lungo termine, un approccio aziendale che pur sempre commisurato al dilettantismo serve per la stessa sopravvivenza dei campionati federali. Riformare per resistere, dunque: la nuova stagione sportiva ha già suonato la sveglia. Un altro futuro non possiamo proprio ripescarlo.

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