Silenzio assordante. Strano, o forse adesso è diventato normale. Comunque, decisamente prevedibile. Era già successo in un recente passato, probabilmente accadrà ancora in futuro.
Un botto e poi il silenzio, appunto “assordante”. Nessuno ne parla più, tutti provano a stendere un velo – poco pietoso, ma molto diplomatico -, eppure un’altra società è scomparsa: il Due Torri.
Ma perché “silenzio assordante”? Eppure questa, se non sbaglio è (oppure era, fate voi…), la società mai retrocessa in 43 anni di onorata carriera. E come sempre accade nel momento di maggiore fulgore, prima tutti da una parte, poi… beh, poi l’eclisse.
Mi dispiace cominciare il 2017 con questo argomento, ma ritengo imprescindibile scrivere come la penso.
Non è affatto azzardato affermare che malgrado da qualche giorno ci troviamo in un nuovo anno, i problemi sono vecchi, antichi, decisamente radicati. Non voglio prendere meriti che non mi appartengono, ma già qualche anno addietro avevo preso coscienza che si giocava con un “pallone scoppio”. L’ho più volte detto, in pochi mi hanno preso sul serio. Anzi, direi che in molti si sono sentiti offesi. Ma la realtà è che addetti ai lavori, cioè dirigenti e giocatori, non hanno mai realmente cercato di trovare una qualche soluzione.
Si è sempre andati avanti per inerzia, mascherando o meglio nascondendo i problemi. Non fate – lo chiedo per favore – l’errore di qualche povero sprovveduto che attribuisce questo tipo di “scomparse”, ai costi enormi di un campionato semi-professionistico come la serie D. Dirigenti esperti, gente che ha sulle spalle tante stagioni – diverse in condizioni limite – non può sbagliare in modo così grossolano, così come ha fatto la proprietà del Due Torri.
E’ vero che la società pirainese è solamente l’ultima di una lunga serie (Patti, S. Agata, Milazzo, Igea Virtus, Spadaforese, Tiger, Orlandina, solo per citare alcune tirreniche), ma è altrettanto sacrosanto riconoscere che da qualche anno, a Piraino, scricchiolii e crepe nelle fondamenta erano diventati sempre più evidenti. Lo so bene: parlo di campionati conclusi con un posizioni di tutto prestigio, ma che hanno lasciato scorie pericolose, nocive, in una sola parola: debiti.
La cartina al tornasole? Quei comunicati della commissione disciplinare LND, dove erano riportate le condanne del sodalizio messinese, per contratti non rispettati. O ancora le cifre che molti giocatori gridavano ai quattro venti, sulle spettanze arretrate, il giorno in cui lasciavano la città delle due torri saracene.
Pensavo e penso ancora che – con un bagno di umiltà – la situazione si sarebbe potuta salvare. Chiarisco subito, prima di andare avanti: la dirigenza in carica alla vigilia di questo campionato, consapevole del budget a disposizione, avrebbe dovuto chiedere alla Lega, appunto umilmente, l’iscrizione al torneo di categoria inferiore. Non si può abusare della buona fede del prossimo, cioè far firmare giocatori, gente che purtroppo con questo lavoro ci vive, con la promessa di aver saldata qualsiasi pendenza se avesse ancora sposato la causa. Per poi accorgersi, solamente dopo due mesi, di non poter rispettare i termini. Ed è proprio come essersi rimangiati tutto: Cassaro, Giacobbe, Ingrassia, Matinella e Postorino, con una lettera aperta, hanno affermato che: “La colpa di questa situazione disastrosa e paradossale va attribuita alla <<vecchia>> proprietà, in particolar modo riguardo al loro comportamento irrispettoso nei nostri confronti, a prescindere dalla situazione economica in cui versava e in cui versa la società. E’ stata offesa e lesa, in primis, la nostra dignità umana”.
Non ho visto, ad oggi, replica di un qualsiasi “vecchio” dirigente, quindi ritengo che la cronistoria fatta dal gruppo storico sia fedele alla realtà. Mi piacerebbe però sapere (e chiudo per non annoiarvi più), come la pensi oggi un tale – all’epoca dei fatti nella società pirainese – che dopo una vittoria in un derby giocato all’”Enzo Vasi”, disse: “Sono doppiamente contento quando vinco queste partite. Non mi interessa se a retrocedere è una squadra a noi vicina. Anzi,è meglio, così restiamo gli unici in provincia”.
Già, unici… in tutti i sensi. Peccato che sia finita così. Peccato che ancora una volta a perdere sia stato lo sport. Probabilmente a Piraino il pallone tra qualche anno rinascerà, così come spero che il movimento calcistico ritorni ad essere il “fiore all’occhiello” di tutta una provincia.
Certamente non sarà facile, specie su tempi brevi, ma confido nella serietà e nella lungimiranza delle persone che hanno voglia, ma soprattutto passione per spendersi seriamente nel sociale. #tobecontinued