Ad animare il caso dell’estate c’è anche il “giallo” della clausola che avrebbe consentito all’ACR Messina di organizzare eventi extra-sportivi al San Filippo. Una possibilità prevista nella bozza presentata dal club, che è stata però cassata dal Dipartimento Sport del Comune.
Ad ammettere la paternità del gesto ed a spiegarne le ragioni è il dirigente Salvatore De Francesco: “La società di Lo Monaco ha ottenuto il comodato d’uso dello stadio, che ha durata annuale e scadrà il prossimo settembre. Questa tipologia di contratto, identica a quella stipulata dal Città di Messina per il “Celeste”, consente però l’utilizzo dell’impianto soltanto per finalità sportive. Una società calcistica d’altronde non può avere obiettivi differenti ed organizzare gare di ballo o promuovere la pratica di altre discipline”.
Il problema, secondo il dirigente, è quindi di natura regolamentare e giuridica: “Nel documento che ci è stato sottoposto avevano inserito una clausola per organizzare eventi extra-sportivi. L’abbiamo dovuto eliminare perché nel comodato d’uso non è previsto. Un bene pubblico poi non può essere dato in concessione con la possibilità di sub-affitto, come avverrebbe nel caso di un concerto. Il provvedimento sarebbe illegittimo ed interverrebbe la Corte dei Conti, che già non dà tregua al Comune di Messina. L’atto poi potrebbe essere impugnato da terzi, con le conseguenti problematiche legali. Non avremmo in alcun modo potuto agire diversamente”.
Un escamotage che non pregiudichi all’ACR la possibilità di ottenere ulteriori introiti comunque c’è e De Francesco evidenzia che il direttore generale l’ha già sfruttata per un’iniziativa religiosa: “Per ogni evento extra-sportivo che intendono promuovere devono chiedere un’autorizzazione ad hoc e come nel caso dei concerti della “Musica da bere” sarà la Giunta a stilare un’apposita delibera. Vincenzo Lo Monaco ad esempio ha presentato una richiesta per il PalaRescifina e lo ha ottenuto per tre giorni per un evento legato ai testimoni di Geova. Possono farlo anche per eventi allo stadio, che potrà così essere utilizzato per finalità differenti. Ovviamente come nel caso dei concerti la Giunta dovrà quantificare un corrispettivo economico, commisurato alle tariffe già esistenti, perché il Comune è in stato di pre-dissesto e non può fare più nulla a titolo gratuito”.
A scatenare il caso è stato infatti il via libera di Palazzo Zanca all’organizzazione delle serate che vedranno Vasco Rossi e Jovanotti esibirsi al San Filippo nell’estate del 2015: “Con il comodato d’uso il Comune può in qualsiasi momento riservarsi di utilizzare lo stadio per altre finalità, anche perché ne resta proprietario. In questo caso si è ottenuta anche l’utilità economica dei circa 50.000 € che saranno versati dalla “Musica da bere”, che altrimenti li avrebbe organizzati a Catania”.
Nei giorni scorsi Lo Monaco ha giustamente evidenziato che la sua società ha sostenuto ingenti costi in questi anni. Dal dirigente del Dipartimento Sport arriva l’assicurazione che le somme saranno di fatto rimborsate: “Il comodato stabilisce che l’ACR Messina debba pagare una quota pari al 10% delle utenze, commisurata ai reali consumi, ed effettuare gli interventi di manutenzione ordinaria. Questo avviene ormai da quattro anni, anche perché le precedenti gestioni non davano adeguate garanzie e non effettuarono alcun intervento a loro spese. Questa proprietà invece ha effettuato anche lavori di manutenzione straordinaria, che non erano di loro competenza ma per i quali il Comune non aveva fondi a disposizione. Gli verranno compensati: in pratica fino a quando vanteranno un credito saranno esentati dal versamento delle percentuali delle utenze”.
De Francesco si sofferma infine sulla necessità di una stipula di una convenzione pluriennale, che è di competenza del consiglio comunale e non della Giunta e che viene invocata dall’ACR come già fece il FC Messina dei Franza: “Il comodato d’uso oggettivamente andava bene per la serie D e la Seconda Divisione. In un torneo di C Unica la società potrebbe invece stipulare una convenzione triennale, all’interno della quale il Comune potrà comunque riservarsi delle date per eventuali concerti o altri eventi. Indico questo termine perché una concessione di 99 anni e che interessi anche le aree esterne mi sembra una procedura amministrativa molto più complessa, soprattutto in questo tempo storico”.
Un ulteriore riferimento implicito alla scure della Corte dei Conti, che, come testimonia il caso del “cero votivo”, condiziona e non poco il Comune.